Conoscere o credere?
Esiste una differenza fondamentale tra credere e conoscere. Credere significa che qualcosa non può essere verificata, ed è accettata ciecamente come verità. Conoscere, invece, implica che si accetti come verità solo quello che può esser verificato. Prove in ambito dello studio della spiritualità, argomento molto delicato e di difficile comprensione, si possono ottenere soltanto attraverso delle esperienze personali. Ognuno vive la spiritualità in modo molto personale, le “prove” stanno dentro di noi.
Ciò significa che soltanto attraverso un processo di pensiero contante, intenso e consapevole riusciamo ad avere delle “prove” concrete. E' un processo molto lento, che porta ad una graduale consapevolezza. Credere, d'altro canto, non potrà mai produrre alcuna prova poiché si basa sulla convinzione che ciò che è stato detto, deve essere considerato vero solo perché ci credo. Ciò riguarda principalmente le religioni, dove gli “insegnamenti”, dogmi o i rituali di culto sono presentati ai credenti come qualcosa in cui bisogna solo crederci, senza ottenere alcuna prova riguardo alla loro validità.
Credere si basa sul letargo e l'indifferenza di pensiero. Il messaggio dei Plejaren è molto complesso, e richiede uno studio/riflessione lunga e costante, sta ad ognuno di noi cercare di capirlo trovando NEL SUO INTERNO le prove. Le prove sono nella CONOSCENZA e non nell' ATTO DI FEDE. Non bisogna CREDERE nel loro messaggio, ma studiarlo e analizzarlo per permettere poi a tale processo di sfociare nella CONOSCENZA.
E' senza alcun dubbio necessario un approccio il più possibile neutro, cercando i possibili riscontri nella società in cui viviamo. E' un processo che richiede numerosi e costanti sforzi, ed è molto personale. Sfortunatamente nella società in cui viviamo siamo spesso portati a compiere continui “atti di fede” in numerosi ambiti. In primo luogo è in campo religioso dove si parla di fede come qualcosa di cui vantarsi, essenziale per una pseudo-evoluzione spirituale. In ambito religioso ciò che è importante è CREDERE in un dio, dato che E' IMPOSSIBILE CONOSCERE dio.
Tutto ciò è molto preoccupante ed altamente pericoloso per il futuro del nostro pianeta. Probabilmente per molte persone conviene credere, dato che rispetto al conoscere è decisamente molto meno faticoso. E' assurdo cercare prove empiriche ovunque. Prendiamo ad esempio la vita di tutti giorni, quanti di noi sarebbero disposti ad ustionarsi od ad avvelenarsi solo per provare “empiricamente” che una qualsiasi pentola sul fuoco scotta o che i detergenti non sono commestibili?
Esempi così banali servono a far capire che la deduzione logica, il raziocinio sono in alcuni casi più efficaci delle prove empiriche. Per concludere citerò un esempio “tanto caro agli antropocentristi”. E' matematicamente provato che l'universo sia popolato, dato l'immenso numero di soli e pianeti che lo compongono; quindi pur non avendo una prova empirica (se ci escludiamo) della vita nell'universo abbiamo una deduzione matematica. Eppure esistono ancora scienziati, considerati illustri, che mettono in dubbio tutto ciò data la “mancanza di prove empiriche”. E' più valida la deduzione logica oppure la presenza di prove concrete e tangibili?
Autori: Enrico Freguja, Fulvio Freguja