Popolazione maschile e guerra
Intervista del giornale svizzero Neue Zürcher Zeitung am Sonntag (NZZ) del 19 Novembre 2006 al professor Gunnar Heinsohn fondatore dell'Istituto per lo studio comparato di genocidi e xenofobia di Brema (Germania). Questo articolo tratta di una nuova teoria sul rapporto tra sovrappopolazione e guerre.
Intervista tratta da nogod.it
Sito originale del NZZ, titolo originale : Wo es zu viele junge Männer gibt, wird getötet, in data : 17/01/2007
DOVE CI SONO TROPPI GIOVANI MASCHI SI UCCIDE
Secondo il prof. Gunnar Heinsohn, fondatore dell’Istituto per lo studio comparato di genocidi e xenofobia di Brema (Germania), non sono le religioni e nemmeno la fame le cause delle guerre. La violenza scoppia allorquando c’è un eccesso di giovani maschi. I paesi islamici resteranno potenzialmente esplosivi per qualche tempo ancora, indipendentemente dall’islam.
Intervista a Gunnar Heinsohn rilasciata alla Neue Zürcher Zeitung am Sonntag (Svizzera), 19 novembre 2006
NZZ: Lei ha inventato una specie di formula mondiale della storia. «Youth bulge» si chiama questa teoria che lei utilizza anche per analizzare l’attualità. Che significa?
G. H.: Ho ripreso il tentativo di una formula mondiale del francese Gaston Bouthoul del 1970, l’ho sviluppata e applicata a 70 paesi. Il risultato: sempre quando le donne – per decenni o persino secoli – hanno 6 – 8 figli, dunque 3 o 4 maschi, le cose si mettono male. Solo uno o al massimo due di essi potranno assumere ruoli sociali. Il terzo e il quarto, ambiziosi e nel pieno delle forze, o emigrano o cercano di ottenere anche loro una posizione con la violenza. Quando ci sono troppi giovani maschi si uccide: criminalità, guerre civili, genocidi di minoranze, rivoluzioni, guerre internazionali o colonizzazioni. La violenza perdura finché i maschi eccedenti soccombono e muoiono e il numero dei nati diminuisce.
NZZ: Perché ha chiamato questa teoria «youth bulge»?
G. H.: Uno «youth bulge» si ha allorché almeno il 30 per cento della popolazione appartiene alla fascia di età tra i 15 e il 29 anni, oppure allorché almeno il 20 per cento è nella fascia tra i 15 e i 25 anni. Bulge significa in inglese rigonfiamento. Con ciò s’intende il rigonfiamento della piramide dell’età. In Europa si è avuto uno «youth bulge» in continuazione per quattro secoli, a partire dal 1500. Dopo la decimazione della popolazione causata dalla peste nera nel XIV secolo cominciò l’incremento demografico. La caccia alle streghe uccise le levatrici e con esse scomparve anche il sapere intorno alla contraccezione. Il tasso di natalità salì da 2-3 figli per donna nel medioevo a un numero costante di 7 – 8 figli.
NZZ: Con quali conseguenze?
G. H.: La storia di Europa si tinse di sangue. L’eccedenza di figli maschi spiega perché si andava in guerra ogni anno, perché si ebbero guerre civili, rivoluzioni, stermini e perché in questo periodo l’Europa conquistò il mondo e, sotto il pretesto della cristianizzazione, assogettò e uccise in 400 anni il 90 per cento della popolazione mondiale. In Spagna diventarono colonizzatori persino i «secundones», i secondogeniti. Con lo stesso termine erano designati però anche i terzi e i quartogeniti eccendenti che organizzarono stragi e genocidi in Sudamerica. I figli maschi della Svizzera furono esportati come mercenari in mezza Europa.
NZZ: E che ne è delle figlie?
G. H.: Le figlie eccedenti sono diventate anch’esse violente solo nel XX secolo. Nella fase di dittature e guerrillas dell’America latina, dal 1950 al 2000, durante le quali si eliminò lo youth bulge, per la prima volta presero parte alle uccisioni anche le donne. Il loro contributo agli assassinii non superò però il 5 per cento, cioè più o meno la percentuale di donne carcerate condannate per omicidio.
NZZ: I ricercatori considerano piuttosto la fame e la miseria cause della guerra.
G. H.: Sarebbe bello, perché se la gente avesse da mangiare il problema sarebbe anche risolto. Ma la violenza che genera lo youth bulge non ha niente a che fare con la fame. Al contrario: chi partecipa ad azioni violente è in genere ben nutrito. Chi cerca da mangiare mendica, chi aspira a una posizione sociale spara.
NZZ: È dunque solo un problema di testoterone?
G. H.: Anche il figlio unico produce testosterone in eccesso quando entra nella pubertà, comincia a disprezzare i genitori e litiga col padre. E la concorrenza esiste anche nelle società senescenti, come la Germania e la Svizzera: per avere un posto migliore, idee migliori, un aspetto migliore. Con una differenza però: la lotta è incruenta. Perché lo youth bulge scateni la violenza occorre inoltre un’altra circostanza: devono esserci dieci giovani maschi per una sola posizione. Può influire anche la sessualità, per esempio se il suo esercizio è possibile solo all’interno del matrimonio, e se per potersi sposare occorre prima conquistarsi una posizione.
NZZ: Secondo lei le idee sono del tutto irrilevanti per spiegare movimenti politici e conflitti?
G. H.: Per prima cosa i giovani cominciano a diventare inquieti e a sviluppare ambizioni. Vogliono posti, e questi si possono avere solo eliminando gli altri, se necessario uccidendoli. Questo fa loro paura. Si tratta infatti di giovani normali con le consuete inibizioni morali: sanno cosa è bene e cosa è male. Per agire in modo violento hanno bisogno, inconsciamente, di un pretesto. E idee e testi allo scopo si trovano facilmente: la bibbia, il corano, Marx, le ideologie, le religioni risolvono il problema, perché esse suggeriscono: tu non uccidi, fai giustizia. Tu elimini il male, gli infedeli. E i giovani uccidono allora per la religione, la giustizia, la grandezza del paese.
NZZ:smo, socialismo – si tratterebbe dunque, nel gergo marxista, di sovrastrutture? La molla è invece il problema demografico?
G. H.: È così. Un’idea appropriata per giustificare la violenza dei giovani maschi si è sempre trovata. Fa allo scopo anche la bibbia. Quando gli spagnoli cercavano oro e gloria in Sudamerica e diffondevano il vangelo mostrarono una bibbia a Atahualpa e gli dissero: “Questa è la parola di Dio, accettala o considerati in guerra con la casa di Absburgo.” Atahualpa portò il libro all’orecchio e poi lo scaraventò nella polvere. Al che 180 spagnoli trucidarono 5000 incas. Crede davvero che se Atahualpa si fosse convertito al cattolicesimo gli spagnoli, soddisfatti della conversione, se ne sarebbero tornati sorridenti al proprio paese?
NZZ: Oggi non è però la profanazione della bibbia, bensì del Corano che è presa a pretesto per scatenare la violenza dello youth bulge e gli assassinii.
G. H.: In effetti c’è un parallelismo evidente. In occasione della profanazione del Corano tutta la stampa occidentale ha subito sentenziato: se si profana il libro sacro, in Iraq e Afganistan ci saranno per forza ancora più attentati e assassinii. Non si vuol capire che l’islamismo è solo un pretesto.
NZZ: Dunque lei crede che il Vicino Oriente sarebbe una regione inquieta anche se non ci fossero il petrolio e l’islam e il passato coloniale?
G. H.: Naturalmente. Usama Bin Ladin parla oggi soltanto della gioventù di Allah. Ha appreso che in soli 100 anni i mussulmani si sono decuplicati e sono oggi 1,5 miliardi. Intorno al 1950 nel mondo islamico una donna aveva in media 6 – 8 bambini, cioè 3 o quattro figli maschi. I nati nel 1950 avevano nel 1970 vent’anni. Tra il 1970 e il 1990 cominciano in questi paesi i primi disordini e le uccisioni. Un esempio proprio classico è il Libano. In questo paese tra il 1975 e il 1990 c’è stata una guerra civile con 150'000 morti su una popolazione di 3 milioni di abitanti. Naturalmente vi erano nel paese circa sei gruppi religiosi che versavano olio sul fuoco aizzando i giovani maschi. Ma quesi gruppi esistevano anche prima ed esistono anche ora. Perché a partire dal 1990 cessa la violenza? L’alto numero di figli maschi è calato: il tasso è calato da 6 figli per donna a 1,95. Manca la materia prima per scatenare guerre e violenza.
NZZ: Invece nei territori palestinesi il personale ci sarebbe?
G. H.: Lo youth bulge palestinese è uno dei più mostruosi in assoluto. Per una ragione particolare: tutti i palestinesi che vivono nei campi per profughi sono appunto profughi. E tutti i figli che nascono in questi campi – il primo o il decimo - sono automaticamente profughi anch’essi e sono nutriti, istruiti e assistiti medicalmente dalle istituzioni umanitarie dell’occidente. Ma l’occidente finanzia le cliniche per partorire, ma non crea le strutture necessarie per i giovani. Abbiamo dunque giovani istruiti e nutriti in una situazione senza speranze. Finora il conflitto interno è rimasto relativamente sopito. Il potenziale di violenza è rivolto contro Israele, ma Israele si difende con azioni mirate. Da quando Israele si è ritirato dalla striscia di Gaza si avverte che in futuro la violenza potrebbe portare a una guerra civile fra palestinesi.
NZZ: Ma lo youth bulge non potrebbe essere riassorbito in modo incruento, per esempio se la crescita economica creasse posti e posizioni in numero sufficiente?
G. H.: In genere le cose si svolgono esattamente al contrario. La crescita economica fa calare il tasso di natalità. Non esiste un metodo contraccettivo migliore del lavoro salariato – per gli uomini, ma anche per le donne.
NZZ: La settimana prossima terrà una conferenza ai comandi militari britannici in merito alle sfide fino al 2020. Cosa dirà loro?
G. H.: Nei paesi islamici ci sono oggi 300 milioni di giovani maschi sotto i 15 anni. Non si tratta di una ipotesi, sono già nati. Nei prossimi 15 anni essi avranno tra i 15 e i 30 anni. Nel migliore dei casi 100 milioni troveranno una sistemazione nei loro paesi, ma 200 milioni costituiscono un potenziale di violenza: molto probabilmente per quei paesi, ma anche per il resto del mondo. Questa sarà la situazione dei prossimi 15 anni. In seguito la situazione migliorerà.
NZZ: In concomitanza col calo del tasso di natalità.
G. H.: Naturalmente, e si avvertono dei segnali. Il trend della secolarizzazione ha fatto calare il tasso di natalità anche nei paesi islamici. Per esempio in Tunisia, ma anche in Algeria: qui il numero di figli per donna è calato da 7 a 2 – è del resto questa la ragione per cui la guerra civile tra gli islamisti e il governo militare, alimentata dallo youth bulge, è terminata. Anche in Iran il numero di figli è calato da 7 a 2 per donna. In Iraq non ancora, il numero è di 5. In Afganistan di 7, in Pakistan di quasi 5. Questi paesi restano per il momento, unitamente allo Yemen e all’Arabia saudita, delle polveriere.
NZZ: Che cosa consiglierà concretamente ai generali britannici?
G. H.: Di non immischiarsi, se esploderà un conflitto a causa dello youth bulge. È quello che l’occidente già fa oggi. Per esempio per quanto riguarda il Darfur. Molti credono che lì sia in corso una guerra a sfondo razziale, i neri contro gli arabi. Ma le divisioni per razza e religione sono solo dei pretesti. Ci si è tenuti fuori in tutti i modi anche dai conflitti in Liberia e Sierra Leone. In un conflitto causato dallo youth bulge i buoni di oggi possono diventare i cattivi di domani. Per portare la calma nella ragione occorrerebbe stazionare a lungo molti soldati – che l’occidente non ha. La famiglia occidentale ha solo un figlio di cui non può fare a meno, nemmeno per un secondo. Se muore non ne ha più nemmeno uno. Ma il terzo mondo pretende che il primo mandi il suo unico figlio per impedire che i loro terzi e quartogeniti si ammazzino. Una pretesa eccessiva.
NZZ: Un discorso piuttosto cinico.
G. H.: Non è solo cinico, ma anche pericoloso, perché l’umanità ha adottato nel 1948 una legge internazionale contro i genocidi che obbliga ogni singola nazione ad impedire un genocidio. Un non intervento costituisce a rigore una violazione del diritto. Per questo i genocidi vengono definiti piuttosto guerre civili e come tali condannati – senza altre conseguenze.
NZZ: Ma in Iraq e in Afganistan l’occidente è intervenuto. Si tratta però anche di ricostruire questi paesi e di instaurarvi la democrazia. Finora il tentativo sembra fallito. Perché?
G. H.: Avevamo l’esempio della bella politica della tavola rotonda, come in Ucraina, Georgia e altri paesi dell’est europeo. Lì si sono ottenuti progressi promettenti, e si è pensato: insomma, ciò di cui abbiamo bisogno è un filosofo tedesco alla Habermas con la sua teoria del dialogo, e la cosa è fatta. Ma non è stato merito di Habermas e nemmeno della mentalità e della saggezza degli europei dell’est. I successi sono dovuti al fatto che qui abbiamo a che fare con popoli che implodono e invecchiano. Ognuno di quelli che partecipava alla tavola rotonda trovava poi una sistemazione di primo piano. In Iraq o in Afganistan per quell’unico posto si battono cinque giovani maschi solo per potersi sedere alla tavola rotonda. Non appena lo youth bulge si sgonfia la democrazia s’instaura per così dire automaticamente. Lo abbiamo visto molto bene in America latina dopo che marxisti e fascisti si erano decimati a vicenda e il tasso di natalità era calato.
NZZ: Come stanno le cose da noi in Europa? Regna la pace perché i giovani maschi sono in numero così esiguo?
G. H.: Se noi in Germania ci fossimo moltiplicati come i palestinesi di Gaza ci sarebbero oggi 550 milioni di tedeschi e 80 milioni di giovani tra i 15 e i 20 anni. Crede davvero che 80 milioni di giovani sarebbero dieci volte più pacifici dei 7 che abbiamo oggi? O non farebbero piuttosto esplodere bombe a Praga, Danziga e Breslavia e direbbero – come i palestinesi: questo è il nostro territorio che ci è stato strappato per vicende storiche di cui non siamo responsabili?
NZZ: Lei non ha dunque paura dei neonazisti tedeschi?
G. H.: Proprio per niente. I giornali del mondo intero riportano le loro imprese, ma ciò avviene perché non si è capito il vecchio fascismo. Si credeva che alla base del fenomeno ci fossero idee diaboliche. Benché l’ultimo youth bulge tedesco si fosse formato tra il 1900 e il 1914: fu questo che infiammò gli animi nella Repubblica di Weimar. Oggi si contano in Germania 7'000 neonazisti, ma il corpo di polizia conta 270'000 uomini: la situazione è dunque sotto controllo.
NZZ: Lei ha ricordato l’ultimo youth bulge tedesco dal 1900 al 1914. Non ce n’è stato un altro all’origine del 1968?
G. H.: Certo che nel 1968 furono all’opera dei giovani che volevano fare carriera. E ci scapparono anche dei morti – le vittime dalla banda Baader-Meinhof. Ma si trattò del babyboom, di uno youth bulge piccolo piccolo. I giovani arrabbiati del 1968 si sono presto accorti che c’erano buoni posti a sufficienza per loro nella società. E hanno smesso di combattere, e ovviamente di ammazzare.
Traduzione:Sergio Pastore