🌲 Spiritualità

La responsabilità di mettere al mondo un figlio

Immagine colorata di un bambino con un cappello pompon su un letto e il suo ninnolo
Le responsabilità di avere un figlio
Tutte le cose buone e durature non sono mai il frutto della casualità ma di attente e ponderate scelte nonché di un costante lavoro di miglioramento e perfezionamento. Questo vale in tutti gli ambiti della vita, sia in quello lavorativo che famigliare. Ed è proprio nella formazione di un legame affettivo, inteso anche come base per una futura famiglia, che la maggior parte delle persone si perde a causa dell’errata comprensione di come funzionano effettivamente le cose. L’unione di una coppia può essere armonica, bilanciata, pacifica, costruttiva e dedita al proprio sviluppo personale, ma può essere anche improntata al vivere di routine e di abitudini quotidiane in attesa  dell’agognato finesettimana.

La decisione di come plasmare e dare forma alla propria unione dipende esclusivamente dai due partner o meglio dalle due persone prese prima singolarmente ed in seguito unite nella coppia. La decisione di come far funzionare le cose non dipendono praticamente mai dallf’ambiente esterno poiché, come un detto popolare afferma : “le uniche persone che non possiamo sceglierci sono i parenti, tutti gli altri ce li scegliamo noi”. In altre parole sono i partner stessi che decidono se far funzionare o no la loro vita di coppia a partire dal momento in cui entrambi si scelgono e decidono di intraprendere una relazione affettiva: sono loro due che devono capire se sono realmente  compatibili –fatti l’uno per l’altra- e se vogliono crescere insieme. Quando si afferma che non dipende mai dall’ambiente esterno significa che, lo vogliano o no, sono i due partner che decidono cosa fare in quanto la scelta è solo la loro, qualsiasi cosa facciano. Additare la responsabilità alla sfortuna, al caso, alla famiglia o ad altro denota solo un atteggiamento infantile che esprime la preferenza a lamentela anziché ad affrontare i problemi in maniera adeguata. La scelta del partner è solo una prima ma fondamentale premessa ad una vita di coppia sana, stabile ed equilibrata nella quale i due possono decidere, in piena responsabilità, di avere dei figli. La scelta del partner è di primaria importanza al buon prosieguo della costituzione di una sana unione e di una famiglia in quanto quasi tutto ciò che verrà intrapreso in seguito, ovvero gli sviluppi che ne seguiranno nonché la facilità nel raggiungere o meno un certo equilibrio, dipendono in larga misura proprio da questa prima ma determinante scelta. Più i partner hanno visioni simili, ovvero più sono compatibili, (vedi il testo : "Relazione di coppia" di Billy Meier), grazie al fatto di capirsi molto più facilmente e di vivere le varie situazioni con maggior fluidità, più le cose sembreranno fluire inspiegabilmente senza litigi, incomprensioni e difficoltà. Studi sempre più avanzati in tal senso hanno dimostrato che tanto maggiori sono le affinità tra i partner, tanto migliori saranno le chance di buona riuscita e di stabilità della loro unione. Di certo tutto non può funzionare egregiamente senza impegno e senza sforzo in quanto è di assoluta importanza il lavoro che ogni partner deve svolgere su di sé, sugli aspetti negativi della propria personalità al fine di evitare questioni inutili e di principio con l’altro/a che portano solo a litigi insensati basati su rigurgiti di ego. Due persone “portate l’uno per l’altra” troveranno molta più fluidità e naturalezza nel collaborare e nel migliorarsi. Risulterà invece tutto molto più difficoltoso in una coppia nella quale le similitudini scarseggiano e pesano invece le differenze caratteriali, di visione della vita, del senso dello humour, della morale, ecc. Queste differenze si porranno quale arduo ostacolo da superare per ottenere la tanto agognata serenità, un ostacolo che, essendo strutturale, richiederà sforzi inimmaginabili minando sin dal principio l’armonia della relazione. Se due persone manifestano invece una certa compatibilità –visibile sin dai primi mesi - esse potranno più facilmente raggiungere un equilibrio di coppia senza inutili incomprensioni in quanto si capiranno senza troppi giri di parole e senza particolari sforzi : l’uno comprenderà con maggiore facilità le sofferenze dell’altro e sarà più naturale per ognuno dei due percepire le aspirazioni, le esigenze ed il linguaggio del rispettivo partner in quasi tutte le circostanze della vita. E questo varrà da buon auspicio per tutto il lavoro futuro di coppia al fine di raggiungere una sana e stabile armonia nella quale, si capisce, non tutto è rose e fiori, ma dove si ha la consapevolezza di essere in grado, insieme, di risolvere i problemi vedendoli dallo stesso punto di vista e operando su di essi con gli stessi metodi. Nonostante le difficoltà, i due si uniranno grazie a questa comunione di intenti e di visione. Checché ne dicano i propugnatori del “diverso è bello” ci sono precise leggi della natura che dimostrano come il “simile ami il simile” e che trovano applicazione non solo in campo affettivo (in questo caso tutto è estremizzato dalla particolarità del rapporto) ma anche nei gruppi di persone, tra amici, tra colleghi, nelle associazioni, tra le razze  e le diverse etnie di persone e tra tutti coloro che pensano di avere qualcosa in comune a seconda del grado di importanza attribuito a questo qualcosa. Questa è una legge della natura che ha validità tra tutte le forme di vita e alla quale l’essere umano non potrà mai sottrarsi, pena sofferenze, incomprensioni, litigi, atti estremi e molti altri mali che, se non presi, analizzati e risolti entro il contesto delle leggi naturali, resteranno incomprensibili e mai totalmente risolvibili. Senza la comprensione di questa legge non si capirà mai fino in fondo perché certe relazioni di coppia funzionano inspiegabilmente molto meglio di altre.

Ma come tutto nella natura e nell’universo lavora combatte e si evolve perfezionandosi, non c’è sviluppo o evoluzione senza impegno. La stessa cosa vale per la coppia : anche se due persone sono altamente compatibili ma non lavorano per un buon mantenimento e  perfezionamento della propria unione giorno dopo giorno e problema dopo problema, il loro rapporto resterà per sempre qualcosa di promettente senza evolversi in un’unione stabile che possa durare per vari decenni. Per aver successo in qualsiasi contesto, sia in campo lavorativo che in ambito affettivo, serve motivazione impegno e costanza e in assenza di questi fattori nulla avrà mai la garanzia di una buona riuscita. Il buon funzionamento del rapporto di coppia non lo si raggiunge a prescindere da tali fondamentali presupposti che sono in primo luogo l’affinità ed in secondo luogo la motivazione, l’impegno e la costanza da parte di entrambi i partner per migliorarsi  sia personalmente che in quanto coppia.

Se non si presta attenzione a queste fondamentali premesse è come pretendere che una casa si regga in piedi senza fondamenta, muri portanti e senza adeguati calcoli strutturali, in barba ad ogni legge fisica o ad ogni ragionevole norma edilizia. Proprio come esistono delle leggi matematiche che dettano le regole nelle costruzioni edilizie, esistono altrettanti precise leggi nella Creazione e nella Natura alle quali ogni essere umano ed ogni forma di vita è soggetta, ne sia essa consapevole o no. Se quindi una di queste leggi viene infranta o ignorata, le conseguenze, proporzionalmente a quanto più ci si è discostati dalla linea di condotta tracciata dalle leggi e dalle indicazioni della Creazione e della natura, si abbatteranno come un boomerang. Se una casa costruita senza fondamenta dovesse crollare, ad ogni persona dotata di sana capacità di ragionamento verrebbe logico pensare  che il destino di tale edificio fosse segnato. In tali circostanze nessuno penserebbe ad una punizione divina in quanto, essendo state ignorate precise leggi e calcoli che tengono conto del tipo di terreno, del peso della casa stessa, ecc. il crollo sarebbe stato solo una conseguenza naturale ed ovvia. Solo gli stolti citerebbero la sfortuna, il malocchio o una punizione divina come causa di tale crollo.

Allo stesso modo in natura esistono precise leggi che regolano tutto ciò che nasce, vive e muore. Anche gli esseri umani sono sottoposti a tali leggi ne siano consapevoli o no. Ed è proprio violando determinate leggi della natura e della Creazione che possiamo dar seguito a conseguenze funeste ma ovvie e naturali, derivate da precise scelte. Maggiore è la consapevolezza della presenza di queste leggi e del fatto che tutto ciò che facciamo oggi è la causa di ciò che subiremo o godremo domani (legge della causa e dell’effetto), migliore sarà la condotta di vita al riparo da problemi e sofferenze inutili.

Una coppia è come una casa : se essa si viene a costituire consapevolmente su buoni presupposti, tutto sembrerà fluire inspiegabilmente bene, riuscirà loro più facile capirsi, trovare idee e progetti in comune. Quando il partner soffrirà, l’altro/a avrà maggiori possibilità di capire in quanto avendo modi di vedere e di agire simili, verrà molto più facile capir le difficoltà altrui, ovvero comprendere la lingua ed i messaggi dell’altra persona in quanto le similitudini agiranno come un incredibile aiuto che faciliterà le cose in ogni momento. Ma se una coppia si forma basandosi solo sull’aspetto, su particolarità esotiche o fisionomiche o addirittura in base al conto in banca dell’uno o dell’altra, qualsiasi persona dotata di una sana capacità di ragionare capirà come il buon funzionamento di questa unione sarà  solo una questione del caso.

E proprio come una casa deve essere costruita partendo dalle fondamenta, lo stesso vale per la costituzione dei presupposti fondamentali  di armonia, di tranquillità, di educazione, di sicurezza affettiva ed economica di cui un essere umano che viene al mondo ha pieno diritto, presupposti che devono venire a crearsi in nessun altro luogo al di fuori della coppia stessa ben prima della nascita di un bimbo. Se una coppia non funziona e decide di aver un bambino è un po’ come costruire il tetto della casa senza aver realizzato prima i muri portanti o addirittura senza le fondamenta. In tal senso la coppia stessa è la sola ed unica responsabile nei confronti di una persona nuova ed indifesa che non può far altro che confidare nella capacità dei genitori di creare un ambiente più adeguato ed idoneo possibile alla propria crescita e sviluppo.

Vi siete mai chiesti se vi piacerebbe nascere in un coppia nella quale in base agli sbalzi d’umore o per questioni di principio i due arrivino alle mani o ad urlarsi in faccia il reciproco disprezzo? Oppure crescere  in una coppia che dopo anni di incomprensioni e di litigi e dopo aver fatto un figlio essa giunga al punto di odiarsi o di non parlarsi per giorni interi? Oppure nascere in una famiglia di dieci figli dove i genitori non solo non hanno il tempo necessario da dedicare ad ogni bambino, ma non hanno neanche la capacità economica per garantire un’istruzione a tutti i loro figli? Oppure vi piacerebbe nascere in una coppia che viva nell’armonia, nella pace e nella serenità nonché nella stabilità e nell’amore nella quale vi sia garanzia di crescita affettiva e vi sia la certezza di apprendere i veri valori morali; in una famiglia dove i genitori, la sera, abbiano abbastanza tempo per voi per seguirvi in questi importantissimi primi anni di vita? La sola persona che non può scegliere dove nascere a che dipende interamente da tutto ciò che le sta attorno è il bimbo che nasce.

Avere un figlio è la più grande responsabilità paragonabile a quella nei confronti della propria persona. Alla domanda “perché avete fatto un bambino?” spesso ci si sente rispondere nei più disparati modi e a volte le persone stesse non sanno nemmeno dare una risposta. Spesso le motivazioni sono dettate dal caso, dalla cultura, da fattori esterni più o meno influenzanti. Qui a seguire alcune tra le più classiche risposte:

  1. “Perché eravamo tanto innamorati”
  2. “Perché avevo già una certa età e non potevo aspettare oltre”
  3. “Perché i bambini sono tanto teneri e li adoro”
  4. “Perché quando invecchi chi si prenderà cura di te ?”
  5. “Perché chi non fa figli e pensa solo a sé stesso è un egoista”
  6. “Perché dare qualcuno con cui giocare al fratellino/cuginetto”
  7. “Perché i nonni volevano tanto un nipotino”
  8. “Perché mio marito esigeva un erede”
  9. “Perché la società (parenti, conoscenti, amici, vicini di casa, …) considera buono avere una bella famigliola con due bei bambini”
  10. “Perché eravamo annoiati e volevamo cambiare vita”
  11. “Perché questo è il miglior rimedio da sempre alla crisi di coppia”
  12. “Perché mia moglie ha sempre tanto desiderato avere un bambino”
  13. “Perché mio marito è virile / mia moglie è fertile”
  14. “Perché una donna senza bambini non vale niente!”
  15. “Perché anche i nostri amici/conoscenti con cui ci incontriamo spesso ne hanno fatto uno”
  16. “Perché, dopo mia sorella/mio fratello, toccava a me farne uno”
  17. “Perché è stato un dono di dio”
  18. “Perché la società lo pretendeva
  19. “Perché è capitato…”
  20. “Perché Dio ha detto andate a moltiplicatevi
  21. “Per dare sostegno/impulso all’economia”
  22. “Per avere qualcuno che prosegua un giorno con l’attività di famiglia”
  23. “Perché per finanziare il sistema pensionistico del futuro serve far figli oggi”
  24. “Perché gli immigrati fanno già tanti figli e dobbiamo farli anche noi, altrimenti la nostra razza soccomberà e si ritroverà in minoranza”
  25. “Perché lo stato mi da un contributo per ogni figlio che faccio”
  26. “Perché il matrimonio serve per questo”
  27. “Perché il nostro credo impone che non si può far l’amore senza fare un figlio”
  28. “Perché i bambini portano tanta allegria”
  29. “Per mandarli a chieder l’elemosina al semaforo / per ottenere un contributo a vita per ogni figlio”
  30. “Perché dopo aver provato tutto, mi restava solo questo”
  31. “Perché in questo modo si completa e si realizza la mia condizione di donna”
  32. “Perché è bello avere una famiglia numerosa, chiassosa e viva”
  33. “Perché qualcuno ha detto che una nazione che non fa figli non ha futuro”
  34. “Perché a mio marito è sempre piaciuta l’idea di aver un bambino con cui giocare”
  35. “Per ottenere il permesso di soggiorno”
  36. “Per ottenere la cittadinanza”

Le possibili motivazioni che portano alla decisione di fare un bambino possono essere una, alcune o anche molte tra queste elencate. Ma queste sono solo alcune tra le innumerevoli risposte che ci si sente dare. Se ci guardiamo attorno con un certo distacco e neutralità, indispensabili per vedere le cose come stanno in realtà, e prendiamo in considerazione i casi a noi noti, potremo facilmente constatare come solo in rare occasioni si sia pensato al bimbo dal suo proprio punto di vista, mettendo cioè sulla lista delle necessità, o dei prerequisiti indispensabili, tutto ciò che ha a che fare con il suo benessere: un ambiente affettivo che costituisca l’ideale per una crescita sana improntata ad una buona morale e bilanciata all’interno del vero amore espresso dai due genitori, ovvero in una coppia stabile, armonica e duratura dove il concetto di responsabilità verso sé stessi, verso la propria vita e verso le proprie azioni non sia qualcosa di astratto ma che venga esercitato in ogni momento del giorno da parte di entrambi i partner. Due persone che integrano e vivono in ogni occasione e circostanza il concetto di autoresponsabilità e che decidono di diventare partner, dopo che questi abbiano dimostrato affiatamento, complicità, amicizia, rispetto, stima e armonia, creeranno i presupposti di una coppia stabile e soprattutto responsabile, presupposto fondamentale e indispensabile al concepimento di un figlio.

L’autoresponsabilità di una coppia è il risultato dell’unione di due persone autoresponsabili e consapevoli dei pro e dei contro, del bene e del male, dei momenti di felicità e difficoltà a cui si va incontro facendo un bambino. Coloro che vedono solo i lati positivi e felici del fatto di avere un bambino si troveranno prima o poi a dover affrontare e superare difficoltà inaspettate che si sommeranno (se la coppia non è nelle condizioni di necessaria maturità) ai problemi preesistenti prima del concepimento.

Infatti le condizioni ideali per far crescere un bimbo non le si costituiscono improvvisandosi genitori bravi e premurosi  in quei pochi mesi che vanno dal concepimento alla nascita pieni di speranze e di emozioni e nemmeno ci si può improvvisare genitori perfetti nei primi due o tre anni di vita in quanto non c’è tempo per dipanare incongruenze e divergenze di visione con il partner, poiché tutto il tempo, le energie e le attenzioni devono essere indirizzate al bimbo. E’ errato anche ritenere che l’essere innamorati agisca come una bacchetta magica, che tutto si tinga di rosa e che basti questo per far funzionare ogni cosa. Questa è una pia illusione che, se perseguita ed alimentata porta a confrontarsi duramente con la realtà nel momento in cui ci si scontra con problemi concreti e reali ovvero quando nei veri momenti di necessità i due partner non si sentono uniti e non si aiutano a vicenda. Tutta la responsabilità ed il peso di una decisione di fare un figlio gravano sulle spalle dei genitori che, proprio per questo motivo, devono rendersi conto di quanto sia pesante e coinvolgente una scelta di questo tipo sin dal momento in cui decidono di iniziare a pensare in un ottica di avere un bambino. Per essere buoni genitori si deve prima di tutto essere buoni partner, affidabili e collaudati, che si comprendano e che sappiano come far funzionare la loro unione in armonia, pace ed autoresponsabilità. Chi manca di vedere o di prendere in seria considerazione quest’aspetto è come se si gettasse con il proprio partner e con il proprio figlio in un salto nel vuoto non preoccupandosi del fatto di aver preso il paracadute o no. In questo caso il paracadute è il buon funzionamento della coppia, ovvero armonia, stabilità e autentico amore che sono fattori fondamentali per uno sviluppo sano e stabile del bimbo, fattori questi che devono essere assolutamente sviluppati e collaudati prima di una decisone di avere un bambino.

Vi sono persone che amano affermare: “chi non fa figli è un egoista perché pensa solo a sé stesso”. Se tale affermazione viene analizzata con il dovuto distacco e razionalità, ci si rende subito conto di come “ego-ista” sia colui (o coloro) che pensa al proprio bene o ai propri interessi e non a quello del bambino. Chi non fa figli perché è responsabilmente consapevole di non essere nelle condizioni di garantire una certa sicurezza al bimbo che arriva è da ritenere tutt’altro che egoista. Chi afferma il contrario è preda di preconcetti, dogmi e condizioni fuorvianti e illogiche come quelle sostenute da alcuni credi religiosi, ovvero che il potenziale nascituro sia equiparabile ad una persona umana con pieni diritti. Secondo tali affermazioni questa persona avrebbe estrema necessità di venire al mondo e che per qualsivoglia motivo a questa persona glielo venga impedito dai genitori, da due genitori bollati come egoisti. Un’idea tanto strampalata ed illogica che attribuisca diritti e volontà ad un potenziale nascituro (addirittura prima del concepimento) non può nemmeno essere compresa con un sano ragionamento ma solo grazie ad un cieco credo religioso che prenda per vero il fatto che vi siano miliardi e miliardi di bambini che vogliono nascere e che sia un dovere farli nascere. Questa non solo è un’idea stolta ma anche un modo criminale, attraverso la menzogna, di favorire un aumento di popolazione di quel determinato credo (secondo l’antico motto dell’ andate e moltiplicatevi) al fine di garantirsi un peso politico sempre maggiore in uno scenario mondiale nel quale le grande religioni monoteiste fanno a gara per chi riesca ad avere il primato mondiale in termini di fedeli, tutto a discapito del pianeta, della vita e delle generazioni future che soffriranno il peso di una sovrappopolazione sempre più schiacciante.

E’ anche da ritenere responsabile una persona che in un periodo della propria vita ritenga inopportuno fare un figlio a causa della professione che lo/la espone a rischio di vita o che lo/la costringe a  trascorrere innumerevoli mesi dell’anno lontano dalla propria famiglia. Lo stesso vale per quegli individui che, consapevoli di essere portatori di malattie genetiche, scelgono di non aver bambini per l’elevata probabilità di trasmettere una malattia al nascituro condannandolo, ancora prima di venire al mondo, ad una vita marchiata dalla malattia. Queste sono persone responsabili e consapevoli di quanto inerme sia un bimbo e di quanto sia indifeso, una creatura che deve per forza mettersi nelle mani e nella responsabilità dei suoi genitori.

La lungimiranza e l’attenzione nonché il senso di responsabilità esercitato da queste persone sono la miglior sicurezza che possa venir offerta ad una creatura che viene al mondo senza poter esprimere la propria opinione, che non può pretendere o esigere condizioni ideali a parole e quindi, per forza di cose, deve fidarsi di chi gli sta attorno. Egoisti sono invece coloro che fanno un figlio per propri motivi personali (vedi elenco) umiliandolo e abbassandolo a livello di puro fattore correttivo della crisi di coppia, di fattore dimostrativo della virilità, a fattore di gioco, a pupazzetto carino, a fatto di dimostrazione verso conoscenti o parenti, ecc.. Sono egoisti coloro che fanno un figlio perché lo chiede lo stato, perché lo esige uno solo dei due partner, per dare un compagno di giochi al fratellino, perché è capitato o per incentivare l’economia, ecc. In altre parole sono egoisti tutti coloro che fanno un figlio senza prendere in seria considerazione - e prima di tutto - il bene del nascituro sin dal momento in cui si valuta la compatibilità della coppia. In altre parole sono anche egoiste tutte quelle persone che umiliano la dignità umana di una persona (bambino) abbassandola a mezzo, a fattore, a strumento finalizzato a qualsiasi cosa che non sia lui stesso ed il proprio sano sviluppo.

Vi sono coppie che, in assenza di tutti i presupposti sani e retti di una sana convivenza, nonché nella totale non osservanza delle leggi della natura e della Creazione, si illudono che un figlio possa magicamente - e per chissà quale motivo - risolvere i loro problemi di compatibilità. Nella loro totale ignoranza e irresponsabilità compiono un atto ostile nei confronti della vita e del proprio figlio. Un bimbo, in questo caso, più che agire come fattore lenitivo, agisce come agente catalizzatore in quanto i problemi preesistenti, dopo i primi mesi di euforia, vengono all’improvviso acuiti fino all’esplosione e alla disgregazione della relazione che, in alcuni casi porta al divorzio, in altri casi porta ad una coabitazione sopportata e convenzionale. Questo è facilmente osservabile da chiunque presti attenzione a come funzionano le cose. Fare un figlio in condizioni di relazione di coppia critiche non porta mai al beneficio della coppia, men che meno al benessere del nascituro, ma conduce solamente alla sofferenza e a problemi che, vissuti sulla propria pelle dal bimbo in questi primi e delicatissimi anni di vita, resteranno impressi nella sua personalità per sempre.

Nel momento in cui due persone si innamorano e iniziano e frequentarsi, non è automatico che tutto funzioni bene o che venga trovata l’armonia. Allo stesso modo quando un uomo ed una donna decidono di diventar padre e madre non è scontato e automatico che siano nelle condizioni adatte ad allevare un figlio. Pensare che l’arrivo di un figlio renda tutto rose e fiori e che, di fronte all’esigenze del bimbo una soluzione tra i due la si trovi sempre e comunque è pura follia e mancanza di visione oggettiva e neutra della realtà, così come è pura follia porre tutte le proprie speranze nella provvidenza, nella buona sorte e in quant’altro vi sia di irreale. Vi sono certamente persone che, di fronte alle impellenti necessità del bimbo, decidono di “fare una piega” e mettono i propri interessi personali in secondo piano dando la priorità alle esigenze del pargolo. Ci sono però anche uomini che all’arrivo del bimbo si sentono messi in disparte dalla moglie ed, in casi più estremi, questo desiderio di maternità incontrollato, nel caso in cui un bimbo non arrivi, può portare alla separazione della coppia. Questo avviene nel caso in cui il desiderio di maternità di una donna, coltivato per anni o decenni e che va oltre ogni visione neutra ed oggettiva della realtà, prende il sopravvento anche su una buona relazione con il partner, sfociando in una volontà irrefrenabile a causa della quale l’uomo viene ritenuto non un partner da amare, con gli stessi diritti e doveri, ma un mero strumento riproduttivo. A causa di questa voglia irrefrenabile (molte volte acuita dal fatto di non riuscire nel concepimento) si perde ogni contatto con la realtà e ci si dimentica di quanto valore e armonia possa portare un’unione di coppia ma, soprattutto, come un bimbo debba essere solo il risultato di una coppia armonica e mai di una volontà irrefrenabile di maternità/paternità da parte di uno solo dei due due partner. Dopo la nascita del bimbo si assiste spesso alla formazione di un nucleo madre-bambino dal quale il padre è spesso escluso. Una cosa analoga può avvenire quando un padre desidera a tutti  i costi un bambino o un erede. La donna in questo è ritenuta solo un mezzo per la procreazione. La storia, di questi esempi, ne è piena.

Altro caso estremo è, per esempio, quando un uomo vede nella propria donna una sorta di seconda mamma. Se giunge un figlio, come potrà un uomo, rimasto bambino, affrontare tutte le sfide e le necessità richieste dalla presenza del neonato, che richiederà l’utilizzo della massima responsabilità di entrambi i genitori? La donna si troverà a dover gestire due bambini, uno cresciuto e l’altro nella culla. Questi tipi di atteggiamenti egoisti, sia dell’uomo che della donna, porteranno inevitabilmente a conseguenze funeste per la coppia e quindi anche ad un mancato sano ed equilibrato sviluppo del neonato.

Il problema, in questi due casi, non è l’arrivo del neonato, ma l’acuirsi di problemi irrisolti o di situazioni non chiarite in precedenza. Il bimbo non fa altro che acuire problemi pre-esistenti. La decisione di avere un bambino deve sempre essere il risultato di una scelta elaborata e responsabile della coppia, maturata in un contesto di equilibrio e di armonia. Non deve mai essere invece il risultato di pressioni da parte di uno dei due sull’altro che, preso/a per sfinimento e dopo mesi o anni di pressioni cede alle richieste del partner. Allo stesso modo non dovrebbe mai essere il risultato del caso, pena i problemi enormi da affrontare in seguito ad un’impreparazione da parte dei due.

L’illusione di essere persone adulte grazie all’età anagrafica, ad un matrimonio fastoso, a mansioni di rilievo sul lavoro, possono dar l’impressione di essere diventati adulti e maturi. Tutto ciò che appare non sempre –anzi quasi mai- corrisponde alla realtà delle cose che va invece sempre cercata oltre l’apparenza. Se una coppia è sufficientemente matura o no per un figlio lo si capisce nella vita di tutti i giorni, ovvero da come si affrontano i piccoli e grandi problemi insieme collaborando per trovare soluzioni responsabili.

La società d’oggi da peso all’apparire. Condizioni economiche, modo di parlare, di vestire, di presentarsi, ecc. Oggi più di ieri l’apparire è l’ossessione di sempre più ampie fasce della popolazione. Questo lo si percepisce già dai bimbi a scuola: abitini firmati, cartelle di un certo tipo, modo di parlare, telefonino di un certo modello, novità tecnologiche da mostrare ai compagni, ecc. Nelle donne, ma sempre più negli uomini, lo si vede nella crescente quantità di interventi di chirurgia estetica, in spese sempre maggiori per la cosmesi personale, in auto sempre più costose e in tutto ciò che ha a che fare con il mettersi in mostra. Sempre meno persone sono esenti da questa cultura dell’apparire. A questa non si sottrae la coppia che deve mostrare come tutto funzioni bene : un matrimonio con centinaia di invitati, pranzo di nozze con centinaia di invitati, ecc. Maggiore rilievo si da all’evento, maggiore sarà la dimostrazione di una certa posizione economica nonché di una certa solidità della coppia. L’avere un bambino è a volte poi una conseguenza della “cultura del dimostrare che…”. Non importa quante volte si litiga alla settimana, non importa che i due vivano come separati in casa e che si degnino solo di uno sguardo la mattina e la sera, o il fatto che non vi sia per nulla complicità, armonia, amore, rispetto, amicizia e senso di responsabilità comune tra i due. Di fronte all’esigenza del dimostrare, tutto può passare in secondo piano e anche il bene e le condizioni fondamentali di armonia e di sicurezza necessarie al neonato atte a garantirgli un ambiente in cui nascere e svilupparsi in maniera sana e bilanciata viene sacrificato di fronte ad altre esigenze. Non è forse questo egoismo, ignoranza e crudeltà verso chi richiede massima attenzione, equilibrio, pace, stabilità per un certo numero di anni?

Chi afferma che i bimbi da piccoli non capiscono nulla solo perché non sanno parlare e non possono esprimere ciò che sentono, afferma qualcosa che non rispecchia la realtà. E’ nel grembo materno che inizia a formarsi la struttura fondamentale del carattere. Durante i primi mesi di vita il bimbo viene influenzato da tutto ciò che c’è attorno: come tenera plastilina registra e assorbe tutto ciò che avviene vivendolo, nel bene e nel male, in prima persona. Le urla di litigio tra i genitori, i silenzi con il groppo in gola tra i due a causa di alterchi, le piccole ripicche, le ironie, le parolacce, i silenzi di principio vengono sofferti dal bimbo senza che questi due adulti immaturi ed irresponsabili se ne rendano minimamente conto pensando che il bimbo sia come un pupazzo di peluche che non sente e non capisce.

Le istituzioni sanno quanto è fondamentale l’ambiente per lo sviluppo del bimbo e questo lo si può appurare nella serietà con cui una coppia viene esaminata in seguito ad una loro richiesta di adozione. Seri professionisti si attivano nell’assicurarsi che il bimbo possa beneficiare di un ambiente adatto, sano, armonico ed ideale al proprio sviluppo. Ma proprio il contrario avviene per le coppie normali che possono fare tutti i figli che desiderano senza alcun permesso, in piena libertà lasciando il bimbo. Coppie costitute da persone malate, estremiste, fanatiche religiose, fondamentaliste di qualsiasi colore, orientamento politico, religioso o razzista, o più in generale malate o squilibrate nella consapevolezza possono fare tutti i figli che vogliono senza limite. Solo in un secondo momento, e solo in seguito a fatti gravi (e.g. maltrattamenti sui bimbi, ecc.), può eventualmente essere presa la decisione di levar loro la patria potestà. Ma ormai, come si suol dire, la “frittata è fatta” in quanto i primissimi mesi e anni di vita restano impressi nel piccolo. Questa mancanza di protezione nei confronti di un bambino che viene al mondo risalta ancor di più se si considera quanti esami e prove si devono sostenere per svolgere questa o quella professione in base alla responsabilità richiesta. Ma se la più grande responsabilità del mondo è quella di allevare un bambino, risulta incomprensibile perché non vi siano leggi, norme, indicazioni che impongano ai genitori, prima di decidere di fare un figlio, una seria valutazione delle proprie capacità nel prendersi una tale grande responsabilità. Un ladro di polli viene messo in galera a causa di un furto, mentre – senza ricorrere ad esempi estremi di maltrattamenti - una coppia di genitori irresponsabili, che abbiano creato le condizioni a causa delle quali un bimbo porterà le conseguenze impresse nella sua psiche per tutta la vita, è ritenuta una cosa meno significativa di un furto di un pollo. Allo stesso tempo il bimbo viene lasciato solo a doversi risolvere problemi di cui lui non è l’artefice. Se la responsabilità è un concetto assoluto e non relativo, allora non si capisce perché per svolgere compiti che richiedono l’incolumità di altre persone (e.g. guidare un bus, pilotare un aereo, esercitare la professione di medico, ecc.) siano necessari corsi, pratica, esami e quant’altro, mentre per mettere al mondo un figlio ed assicurarsi che cresca una persona sana ed equilibrata sia a livello fisico ma soprattutto nella morale, non sia richiesto assolutamente nulla se non due apparati riproduttivi funzionanti. Il cervello in questo caso non è richiesto.

La società è un insieme di individui che un tempo sono stati bambini. Migliore è stata la loro formazione iniziale, migliori risulteranno le persone adulte che costituiranno il mondo, ed in una catena benefica, porteranno questa responsabilità impressa in loro trasmettendola alle future generazioni e via così. Affermare che “i bambini sono sempre nati” o “un tempo nessuno si poneva questi problemi” è un’affermazione negligente e cieca di fronte alla delicata importanza che riveste nel bimbo il periodo dei primi mesi e anni di vita. Tale affermazione significa equiparare un bimbo ad un animaletto a cui basa un po’ di latte materno per crescere automaticamente e senza problemi, ma significa anche non prendersi le proprie responsabilità e non capire come funzionano le cose nell’essere umano. Significa inoltre anche infischiarsene della comunità e dei suoi mali esprimendo indifferenza nei confronti dei nostri figli e del tipo di società nella quale si troveranno a dover vivere. Tali affermazioni sono anche portatrici di egoismo e di ignoranza : egoismo in quanto si ritiene che ciò che avviene al di fuori del proprio ristretto ambito personale non è di alcuna importanza; ignoranza perché si è totalmente ignari del fatto che dopo questa vita lo spirito umano, in seguito ad un periodo intermedio, si incarnerà nuovamente in una nuova personalità e così per milioni di volte. Ciò che lasciamo oggi lo ritroveremo domani in prima persona sia come società che come ambiente in cui nascere : ci piacerebbe nascere con due genitori totalmente o solo parzialmente ignari dei bisogni reali che avremo come neonati? Riflettere su questo non è solo un atto di responsabilità nei confronti della società di oggi e di domani, ma anche nei nostri confronti.

La nostra associazione esprime spesso il concetto di responsabilità: essa non è solo una parola ma un modo di vivere che garantisce un futuro al nostro pianeta e tutta la vita che lo abita. La responsabilità può essere condivisa e sommata tanto a livello individuale,  comunitario, nazionale e mondiale. L’intero processo nasce però dall’individuo e dalla presa in carico della propria responsabilità ovvero nei confronti della propria persona dei propri pensieri, decisioni e azioni, in una sola parola : autoresponsabilità. L’autoresponsabilità coltivata individualmente da ogni singola persona, e alimentata ed elaborata da parte di entrambi i partner, conduce all’autoresponsabilità di coppia. Una sana coppia responsabile porterà a sua volta la responsabilità nei confronti del bimbo che nasce e che si sviluppa. Questi porterà in sé i segni di un buon e sano imprinting negli anni che verranno facendo propri sani principi morali trasmessigli dai genitori. Farsi carico della propria responsabilità è anche divenire consapevoli che fare un figlio è il lavoro più duro del mondo proprio per la responsabilità che richiede. Se sempre più persone prendessero in considerazione tutto questo avremmo una società sempre più responsabile, matura e consapevole della propria capacità di plasmare il futuro. Ci sarebbero attorno a noi persone che metterebbero al mondo meno figli ma più responsabilmente, ovvero una popolazione meno numerosa ma più responsabile verso sé stessa e verso il mondo su cui vive. Il non aver capito questo ci ha portati oggi (Settembre 2010) sull’orlo del baratro con una popolazione attorno agli 8 miliardi di persone in un mondo dove tanti bambini vengono messi al mondo senza che i genitori possano garantire loro, non solamente un sano futuro, ma anche il cibo necessario ad un sano sviluppo fisico, in un mondo nel quale una popolazione numerosa va a beneficio di pochi potenti, istituzioni politiche e religiose, ma che penalizza le persone comuni, il pianeta e la vita che lo abita.

Se ogni persona diventasse consapevole del fatto che il lavoro personale su sé stessi è fondamentale per il proprio sviluppo e serve ad assicurare il proprio futuro, e in ottica di coppia - è indispensabile allo sviluppo dell’eventuale relazione e a garantire un ambiente ideale di crescita ad un eventuale bimbo, allora capirà anche che l’intera umanità è formata da tanti individui che tutti assieme possono veramente cambiare le cose in meglio partendo da sé stessi e senza aspettare che siano gli altri a cambiar le cose per noi. Responsabilità non vuol dire solo assicurare il nostro futuro, quello della coppia e di un bimbo, ma assicurare, nel vero senso della parola, il futuro del pianeta, di tutta la fauna e la flora e di tutte le generazioni future che verranno e che vivranno in un mondo pulito, sano e libero da ogni forma di ingiustizia.

Davide Turla

Settembre 2010