Immagine della terra bruciata e sterile
Immagine dell'Unico e Vero simbolo di Pace
sovrappopolazione

Distruzione ambientale come conseguenza della sovrappopolazione

Immagine con un albero morto su un terreno crepato e sterile, solo il cielo è ancora blu
La sovrappopolazione sta causando un grande degrado ambientale

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Non sono dunque le multinazionali della chimica e i produttori di composti chimici a trovarsi in prima fila nella pratica del cattivo utilizzo di tali prodotti, a causa dei quali viene avvelenato tutto, ma lo sono invece gli agricoltori e gli agronomi che li promuovono; lo sono le aziende di orto-giardinaggio, gli enti pubblici, le ditte e tutti quegli individui della popolazione che usano sostanze chimiche velenose per la crescita delle piante o per la protezione delle stesse in maniera profilattica o diretta – cosa che di norma avviene dietro consigli espressi da parte di agronomi, propagandisti e sostenitori senza scrupoli. E per ribadirlo ancora : in prima linea nell’utilizzo di veleni chimici, per la verità, ci sono gli agricoltori, i giardinieri e la popolazione che impiegano questi prodotti e, dopo esser stati loro pubblicizzati, li irrorano su alimenti naturali come su ortaggi, erbe, bacche, frutta e cereali avvelenandoli chimicamente. Il dato di fatto è che ogni agricoltore e giardiniere, così come ogni componente della popolazione non deve lasciarsi influenzare dalla propaganda sull’utilizzo di veleni chimici, prodotti che dovrebbero far crescere meglio le piante e proteggerle dagli insetti. Anche se tutto ciò viene pubblicizzato, ogni persona possiede una propria ragione, una volontà ed una certa capacità di comprensione grazie alle quali è in grado di decidere autonomamente ciò che è giusto e sbagliato e ciò che è responsabile o irresponsabile. La propaganda non obbliga nessuno a diffondere veleni chimici nell’ambiente, in natura, nella fauna e sulla flora, in quanto ogni individuo può decidere nella propria totale responsabilità senza farsi influenzare in alcun modo. Quindi ognuno è responsabile nell’esercizio e nell’assunzione della propria responsabilità o irresponsabilità. Di conseguenza non vi sono scuse che reggono quando si agisce irresponsabilmente.

E questo vale in maniera identica per quanto concerne l’impiego di antibiotici, poiché ogni essere umano che ne faccia uso va definito criminale e irresponsabile. E la stessa identica cosa vale quindi anche per ogni agricoltore - e dunque anche per ogni giardiniere che utilizzi veleni chimici su prodotti alimentari quali ortaggi e frutta - così come per ogni altra persona che tratti bestiame, pollame e altri esseri viventi con antibiotici allevandoli e macellandoli a fini alimentari. Ogni individuo decide quindi da sé e in virtù della propria responsabilità o irresponsabilità se voler utilizzare antibiotici, veleni chimici e mettere quindi in pericolo la salute di altre persone, facendole ammalare o persino morire. Quindi fondamentalmente non sono i produttori di antibiotici per uso medico e di antiparassitari, di sostanze chimiche velenose protettive finalizzate alla crescita, così come non sono nemmeno le multinazionali della chimica e i produttori di articoli chimici e i pubblicitari a dover addossarsi la colpa di avvelenare gli alimenti naturali, la natura, la fauna e la flora e a dover dunque rispondere dell’insorgere di malattie nelle persone. Per la verità, ad aver colpa sono gli utilizzatori utenti e i consumatori senza scrupoli di sostanze chimiche velenose e di antibiotici che li impiegano per pura sete di profitto, sia nella diffusione irresponsabilmente criminale in prodotti alimentari naturali di ogni sorta, sia per l’avvelenamento della natura, della fauna e della flora. Lo stesso vale per il foraggio del il bestiame riempito di antibiotici, del pollame e di ogni sorta di animale rimpinzato di antibiotici le cui carni contaminate con veleni vengono poi usate come alimenti per le persone.

Se il tutto si protrarrà ulteriormente, come è avvenuto a tal proposito dall’inizio della nuova era, e cioè dal 1844 ad oggi, penderà sull’umanità della Terra la spada di Damocle di un terribile futuro. E questo vale anche per la sovrappopolazione in quanto, se la situazione non migliorerà – ovvero se la sovrappopolazione non verrà drasticamente arginata in tutto il mondo tramite un severo stop alle nascite unito ad una regolamentazione controllata delle stesse – allora, come conseguenza di macchinazioni globali, distruttive e demolitrici perpetrate dall’umanità stessa, a quest’ultima spetterà un futuro estremamente maligno. La minaccia futura che a causa di un egoismo poliedricamente esagerato degli uomini della Terra e a causa della loro incomprensione e irresponsabilità diventerà realtà con estrema probabilità. A questo va aggiunto ed esposto sotto forma di profezia, predizione e calcolo probabilistico quanto segue:

Ancora oggi taluni cosiddetti “esperti” incorreggibili (spesso pagati da multinazionali per fare affermazioni false mentendo e minimizzando sull’evidente verità del cambiamento climatico) contestano con le loro affermazioni balorde il mutamento climatico stesso, ovvero le conseguenze ivi connesse, affermando che si tratta di mutamenti climatici del tutto naturali e normali. Lo stesso tipo di esternazioni che minimizzano la realtà esce dalla bocca di tutti quei sapientoni e parolai ‹saccenti› della popolazione che, a causa della loro stoltezza e stupidità, non sanno riconoscere la realtà e la verità e vivono nell’illusione sognando una natura intatta con una fauna e una flora, così come un mutamento climatico del tutto naturale di un mondo in salute e confidano per giunta anche un futuro sano e migliore. E di questi saccenti ce ne sono fin troppi, individui che girano per il mondo alla cieca senza percepire l’autentica realtà di tutte le distruzioni e di tutti gli annientamenti perpetrati a causa di macchinazioni criminali generate dalla sovrappopolazione, distruzioni e annientamenti inflitti al pianeta e alla sua natura, alla fauna, alla flora così come a tutte le acque, alle foreste vergini, boschi, prati, mari, agli argini erbosi, ai ghiacciai, ai vari paesaggi, al clima e così via. Vengono inoltre portati avanti discorsi stolti ed idioti del tipo che negli ultimi duemila anni si sarebbero verificate varie fasi di riscaldamento e di raffreddamento del pianeta e che le piante trarrebbero beneficio da un aumento della CO2 nell’atmosfera. Naturalmente, le temperature medie nel mondo all’epoca dell’impero romano e del medio evo erano più elevate rispetto alle medie odierne. A quei tempi ci furono periodi più caldi, cosa che non può essere per nulla confrontata con le conseguenze del mutamento climatico odierno. Se si va a ritroso nel tempo persino di sei o settemila anni, vi furono anche allora periodi più caldi, cosa che condusse l’Artico ad essere ampiamente privo di ghiacci. Ma se si guarda ancor di più nel passato lontano, può venir oggi scientificamente dimostrato come all’epoca dei dinosauri il tenore di anidride carbonica (N.d.T. : nell’aria) era da quattro a sei volte più elevato di quanto non lo sia oggi, cosa che ebbe naturalmente i suoi effetti su tutti i generi e le specie del mondo vegetale favorendo una crescita gigantesca della vegetazione.

Assieme al mutamento climatico e ai cambiamenti globali ad esso correlati, assieme alla crisi alimentare e idrica, unitamente alle catastrofi naturali, si dovranno affrontare sia nel presente che in futuro grossi problemi in quanto, se si osserva attentamente l’intera faccenda, ci si rende chiaramente conto di quanto l’ambiente venga gravemente logorato a causa della sovrappopolazione e dell’urbanizzazione. In particolare, a causa del mutamento climatico di cui l’essere umano è colpevole, viene lesa l’umanità intera, la natura, la fauna e la flora così come il pianeta stesso; le estreme conseguenze sono declinabili in erosione e desertificazione a causa delle macchinazioni della sovrappopolazione che arrecano mostruose distruzioni all’intero ecosistema, tra le cui cause si annoverano anche le monocolture e le crescenti piantagioni di vegetali richiesti sul mercato mondiale. Ed è un miracolo che le piante crescano ancora poi nello stesso posto, un miracolo che ormai può avvenire solo attraverso lo sfruttamento senza scrupoli e spietato delle risorse idriche, delle risorse della Terra, del suolo, della natura e delle foreste; in cambio vengono rese sterili e irrimediabilmente improduttive intere regioni. Questo avviene essenzialmente nei paesi in via di sviluppo che vengono derubati e sfruttati fino all’ultimo senza scrupoli ed in maniera criminale – e da ogni punto di vista - da parte delle multinazionali miliardarie dei ricchi paesi industrializzati. E questo discorso vale innanzitutto per le persone che si sono sempre più impoverite e malate a causa delle macchinazioni delle multinazionali dei paesi industrializzati, persone del terzo mondo e dei paesi in via di sviluppo che non hanno alcuna possibilità di difendersi da tutto ciò in quanto, di norma, i governi di tali paesi sono talmente corrotti da lasciar semplicemente crepare il loro stesso popolo nel bisogno e nella miseria (e povertà).

L’inquinamento, l’avvelenamento e la distruzione ambientale crescente ad opera del disboscamento delle foreste vergini è diventato estremamente problematico per la natura, la fauna e la flora ed ha condotto ad enormi distruzioni così come ad un mutamento climatico mostruoso. Se si pensa al futuro della foresta pluviale amazzonica, si vede che a causa della deforestazione criminale e senza scrupoli la stessa verrà irrimediabilmente distrutta del 60% entro il 2030. E se si guarda alle foreste vergini asiatiche, risulta chiaro come i tre quarti delle stesse siano stati già oggi irrimediabilmente disboscati e distrutti. Ma anche in Africa si diffonde la catastrofe del disboscamento addirittura nella forma più estrema in quanto, al presente, solo l’8% delle foreste vergini originali è ancora intatto. Il dato di fatto è che nel mondo, ogni anno, viene abbattuta e distrutta una superficie di foresta vergine pari a tre volte quella della Svizzera calcolata al netto delle superfici montuose, ovvero 41285 km2. Nel mondo dunque vengono distrutti ed annientati annualmente circa 125000 km2 di foreste vergini (si veda l’allegato alla fine dell’articolo: superficie della Svizzera). Ciò ha quindi conseguenze terribili per la natura, la fauna e la flora, ma anche sul clima e sul tenore di ossigeno nell’atmosfera che costituisce un elemento vitale per tutte le forme viventi del pianeta. Un dato di fatto è che le foreste pluviali tropicali, e in particolar modo le foreste vergini, producono il 40% di tutto l’ossigeno presente. Ciononostante le foreste pluviali vengono saccheggiate, distrutte e del tutto annientate senza scrupoli e in maniera criminale, tutto per vile denaro e profitto. Gigantesche aree di foresta vergine cadono vittime ogni anno dell’industria mineraria, del disboscamento incendiario, dell’industria del legname, di quella d’estrazione di gas e petrolio assieme all’industria della costruzione di centrali idroelettriche. Numerose aree boschive di foresta vergine, cioè di foresta pluviale incontaminata, che sono state e verranno disboscate, vengono successivamente piantumate con diversi tipi di piante atte alla produzione di biocombustibile; processo in virtù del quale viene impiegata in questo modo oltre la metà delle nuove superfici ottenute.

L’annientamento delle foreste pluviali tropicali di per sé tramite l’utilizzo di macchine automatizzate per il legname, contribuisce per circa il 25% a tutte le emissioni mondiali di CO2. Se si considera un paese in via di sviluppo quale l’Indonesia - oggi il terzo maggior produttore mondiale di CO2 - gli incendi di torba che vengono appiccati in quel paese causano emissioni di biossido di carbonio per un totale di 700-800 milioni di tonnellate. Se si osserva nell’insieme l’emissione di CO2 in relazione alla futura deforestazione dei tropici, si può calcolare la produzione di CO2 entro il 2100 in un valore che oscillerà tra i 100 e i 130 miliardi di tonnellate. I calcoli dimostrano che, se al posto delle foreste pluviali disboscate venisse piantata canna da zucchero o palma da olio, sarebbe necessario un periodo che varia dai 50 ai 120 anni prima che il risparmio di emissione di CO2 risultante dall’utilizzo di combustibili fossili possa nuovamente venir riequilibrato. Se una tale sostituzione avvenisse piantando granoturco o semi di soia, sarebbe invece necessario un tempo di riequilibrio che va dai 400 ai 1600 anni.

Non sono solo le foreste pluviali a venir incendiate ed annientate, ma anche ampie superfici ricoperte da arbusti, steppe e foreste, sia a causa di fulmini ma anche per colpa dell’essere umano che sconsideratamente, intenzionalmente ed irresponsabilmente incendia arbusti e foreste. Per motivi consapevolmente criminali-speculativo-commerciali vengono incendiate sempre più spesso distese di arbusti così come intere foreste per guadagnare terreno edificabile - ormai sempre più raro – da destinare a fabbriche, abitazioni, ed insediamenti, così come da dedicare ad impianti sportivi e strade. Il tutto trova le sue radici nelle contromisure degenerate ed irresponsabili e nelle esigenze richieste da una strabordante sovrappopolazione mondiale.

Osservando la natura, la fauna e flora, si denuncia il terribile ridimensionamento della biodiversità come conseguenza della distruzione ambientale. Delle circa 32 milioni di specie e tipi di piante e animali, più di due terzi vive nelle foreste vergini; animali e piante minacciati di estinzione – o già estintisi - a causa del disboscamento criminale delle foreste pluviali. Per quanto concerne la questione della minaccia e dell’annientamento di piante e animali, giocano un ruolo molto importante anche i germi patogeni naturali così come la diffusione di specie aliene provenienti da altri ecosistemi che rimpiazzano e sterminano i tipi di piante e di animali autoctoni.

In particolare il futuro mostrerà come queste erbe infestanti verranno introdotte da paesi stranieri e, insediandosi e proliferando nell’orticoltura e nell’agricoltura, si giungerà al punto da non riuscirle più a trattare con gli erbicidi e, quindi, non le si potranno più estirpare. Esse pervaderanno i terreni a frutteto e li renderanno sterili. Il motivo di tutto ciò lo si individuerà nel fatto che tali piante infestanti di ogni sorta muteranno a tal punto da diventare resistenti ad ogni diserbante, proliferando così tanto da rimpiazzare le preziose piante commestibili occupandone lo spazio vitale. Tutto ciò si ripercuoterà logicamente in maniera molto negativa sulla naturale produzione di generi alimentari. Già oggi non è più possibile combattere diverse piante infestanti in quanto, tramite l’utilizzo irresponsabile in tutto il mondo di erbicidi chimici, nel corso degli ultimi decenni, queste piante sono mutate e si sono adattate alle diverse sostanze velenose talmente tanto da non poter essere più estirpate. Ed è già così in tutto il mondo per diversi vegetali infestanti, come lo è ad esempio in diversi luoghi in USA con la “Palma Coda di volpe” estesasi per molti chilometri quadrati in maniera catastrofica (Coda di volpe della Monsanto; o la pianta suina Glifosato: dei veri e propri mostri vegetali resistenti al Roundup. Nuovi vegetali high-tech; piante infernali impossibili da eliminare, importate dall’America latina che, una volta presa dimora, hanno scalzato, asfissiato e sterminato tutte le piante da giardino e da piantagione). E questo discorso vale anche per molti altri vegetali infestanti estranei importati e quelli autoctoni ormai già resistenti ai diserbanti, o che lo diverranno in futuro. Anche in Europa vi sono già molte piante, insetti e animali di ogni sorta importati tramite la globalizzazione che – secondo precise indicazioni dei plejaren – possono essere calcolate in 12 000 tra specie e tipi vari di esseri viventi. Molte di queste specie, a partire dalla loro introduzione intenzionale o accidentale, si sono ormai già acclimatate a tal punto da non poter più immaginarle come non facenti parte del sistema ecologico europeo. E tutto ciò proseguirà ulteriormente anche in futuro a causa della globalizzazione e dell’introduzione ad essa connessa di piante e di molti organismi viventi. Se si guarda alle numerose piante importate in Europa da altri paesi, oggi non si può non notare il grandissimo danno, come per esempio quello che riguarda l’introduzione della Solidago (N.d.T. : Verga d’oro) (specie delle asteracee principalmente di origine nordamericana, presente in 80 tipi; piante perenni con foglie non separate alterne e provviste di corolle giallo dorate). La Solidago Virgaurea ‹Verga d’oro comune› [Solidago gigantea; Solidago canadensis] che raggiunge il metro di altezza, cresce nei boschi aridi e nelle zone ricche di arbusti e si inselvatichisce sui terreni incolti. Va anche menzionata “l’Impaziente” (Impatiens glandulifera; pianta erbacea della famiglia delle balsaminaceae, presente per lo più nelle zone tropicali dell’Africa e dell’Asia dalle cui capsule fruttifere, se toccate o se si aprono perché mature, vengono rilasciati i semi: Balsaminaceae; Sy Nolimetangere, non toccarmi). Va inoltre fatta menzione dell’Ambrosia spontanea, selvatica e originaria del Nord America (Ambrosia artemisiifolia; dal greco immortalità / dalla mitologia greca: alimento degli dei, che conferiva loro eterna giovinezza ed immortalità), alla quale già oggi non si riesce quasi più a porre freno. Oltre a tutto ciò vi sono in Europa (come anche in altri stati) numerose altre piante importate, quali ad esempio il Pànace gigante (Heracleum mantegazzianum) anche nota come Pànace di Mantegazza. Questa raggiunge i cinque metri di altezza e necessita di una particolare spiegazione in quanto si tratta ben più di una pianta infestante; è un vero e proprio neofita invasivo e va classificata come una nuova pianta pervasiva che si diffonde ovunque privando di spazio le altre piante. I suoi semi vengono trasportati dal vento e molto spesso germinano vicino a ruscelli, fiumi, su terreni incolti, ai bordi delle strade, ma trovando dimora anche negli orti. Si insedia anche in luoghi non troppo aridi ricchi di principi nutritivi. Ogni pianta produce dai 10 000 ai 50 000 semi anche in grado di galleggiare. Negli esseri umani provoca severe ustioni sul corpo se si viene in contatto con la sua linfa. Le persone colpite sentono dapprima un bruciore cutaneo seguito da gonfiore che può sfociare nella formazione e nel distacco di bolle. A seconda dell’effetto dell’esposizione solare, si raggiunge la massima gravità dopo circa due giorni. La linfa della pianta contiene le cosiddette furanocumarine che, unitamente alla luce solare, conducono a ustioni del secondo grado. La luce solare gioca dunque un ruolo fondamentale nel provocare una reazione fototossica. Dopo essere entrati in contatto con la linfa aggressiva della Pànace gigante va come prima cosa evitata la luce solare anche dopo l’affievolirsi dei sintomi che possono essere alleviati, ad esempio, con antidolorifici, con creme al cortisone e raffreddando la parte di cute lesa.

Anche l’intensificarsi delle sempre più estreme condizioni atmosferiche porta ad ulteriori catastrofi, alla perdita di terreno fertile, ad un inquinamento spaventoso delle acque a causa della chimica, a causa delle deiezioni umane ed animali, dei rifiuti domestici, di quelli industriali, di plastica di ogni sorta, di antibiotici, concimi artificiali e via dicendo. Anche l’acidificazione dei mari, la diffusione di pesticidi, diserbanti, neonicotinoidi e ogni tipo di veleno come fumi industriali, fumi di impianti da riscaldamento, emissioni di automobili e di tutti i motori a combustione, mettono in pericolo e distruggono la varietà biologica. Sono circa 50 000 le specie di ogni sorta e razza tra anfibi, piante, animali, insetti, rettili, coleotteri, creature acquatiche e altri animali di ogni specie a sparire tutte assieme ogni anno. E se si continua di questo passo, potrà benissimo darsi che entro il 2100 si sarà estinta la metà di tutti i generi e specie di esseri viventi come piante e animali (calcoli specifici indicano un 30% di anfibi, 24% di mammiferi e un 12% di uccelli). In tutto ciò vanno poi conteggiate anche le creature marine che, secondo precisi calcoli e nel caso in cui il sovrasfruttamento ittico non venisse arrestato, al più tardi entro il 2050, non sarà più possibile alcun commercio derivante dalla pesca in quanto i mari e le acque saranno stati per allora letteralmente svuotati da ogni tipo di pesce. Se si giungerà a tanto, le implicazioni saranno tali che oltre un miliardo e mezzo di esseri umani sarà derubato dell’unica fonte di proteine dalla quale dipende la loro stessa vita. Questo da sommarsi al fatto che il più degli esseri umani terrestri non avrà più alcuna possibilità di potersi cibare di pesce e di altri prodotti marini.

Se si getta uno sguardo all’inquinamento ambientale nel terzo mondo, e in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, in quelli industrializzati ed in quelli emergenti, ci si rende conto come esso si intensifica inarrestabilmente a causa della progressiva riduzione di materie prime e della rapida industrializzazione, nonostante l’inquinamento ambientale nei paesi dell’OCSE sia stato ridotto nel corso degli anni. Va inoltre detto che in realtà, anche se vengono prese queste decisioni, si tratta di una goccia nell’oceano, poiché, nel tempo intercorso tra la decisione e la loro attuazione – 10 o 20 anni e via dicendo – la popolazione mondiale sarà cresciuta ogni anno di 100 milioni di individui. Questo significa che le decisioni, quando verranno attuate, saranno già obsolete e i problemi divenuti ancora più grandi e numerosi di quanto non lo fossero al momento della loro approvazione. Considerando inoltre tutti i decessi naturali e non, nei prossimi 35 anni, in base alla crescita demografica mondiale attuale che è mediamente di 100 milioni di persone all’anno, la sovrappopolazione avrà subito una crescita – entro il 2050 – di ulteriori 3,5 miliardi di persone, individui aggiuntisi che popoleranno e tormenteranno la Terra. E se nel 2015 l’umanità terrestre può essere in verità calcolata in oltre 8,5 miliardi di persone – dato confermato da precise spiegazioni dei Plejaren, a dispetto di conteggi e affermazioni fallaci ad opera di esperti di statistica terrestri che hanno calcolato per il 2015 una popolazione di ‹soli› 7,4 miliardi di individui credendo che diverranno ‹solamente› 9 miliardi nel 2050 - saranno quindi 11,5-12 miliardi di individui nel 2050 a popolare oltre misura la Terra e che, con le loro macchinazioni, arrecheranno ancor più danno a tutta la natura, alla fauna, alla flora, al clima, ai mari e a tutte le acque, ai terreni, alla Terra stessa e alla già moralmente pessima qualità della vita umana. E tutto questo perché non si fa nulla per il problema vero e proprio, ma si combattono solo i suoi sintomi. Fondamentalmente va invece affrontata là l’origine di tutti i mali, ovvero la strabordante sovrappopolazione che cresce sempre più inarrestabile e che non viene fermata tramite una regolamentazione globale delle nascite. Per quanto riguarda la miseria e le catastrofi nel mondo, va tra l’altro aggiunto che la demolizione delle limitazioni al commercio, promossa dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha portato molti stati a minare leggi a favore dell’ambiente e volte alla tutela dei consumatori. Di tutto ciò non soffrono solo la natura, la fauna e la flora, ma anche il clima e l’intero pianeta, così come ovviamente anche gli esseri umani, la cui salute viene ampiamente intaccata. In tale contesto è l’inquinamento atmosferico a giocare un ruolo determinante a causa del quale ogni anno perdono la vita quattro milioni di persone. Va inoltre deplorato il fatto che ogni anno nel mondo muoiono di malattia sedici milioni di individui a causa del consumo di acqua contaminata chimicamente e soprattutto batteriologicamente, al pari di alimenti pregni delle stesse sostanze. La situazione dell’acqua potabile diverrà parecchio precaria e paradossale in quanto, da un lato questa si ridurrà sempre più a causa della siccità, dall’altro le forti precipitazioni che si abbattono in diversi luoghi portano centinaia di migliaia di persone a doversi fortemente preoccupare dell’acqua potabile pesantemente intossicata da fertilizzanti provenienti da impianti di orticoltura e agricoltura, cosa che conduce anche alla fioritura di alghe velenose in proporzioni gigantesche. A causa del molteplice inquinamento chimico del suolo e delle acque, l’acqua potabile viene avvelenata, particolarmente per mezzo dei fertilizzanti chimici come il fosforo e l’azoto, ma anche a causa di pesticidi, diserbanti e neonicotinoidi utilizzati nel giardinaggio, nell’agricoltura e nelle piantagioni. Le sostanze chimiche naturalmente permeano anche le falde freatiche contaminando quindi anche il ciclo dell’acqua potabile. Con il clima caldo in particolare, tutte queste sostanze chimiche creano nelle acque aperte, utilizzate anche come approvvigionamento di acqua potabile, una sorta di esplosione proliferante di cianobatteri, ossia la cosiddetta fioritura di alghe. Visivamente si presenta sulla superficie dell’acqua con una colorazione verde bluastra a striature, unitamente ad un addensamento stratificato di un tappeto verdognolo di alghe. Questa formazione di batteri è per l’essere umano un estremo pericolo in quanto essi producono diverse tossine che chiaramente avvelenano l’acqua che, se bevuta o utilizzata anche solo per lavarsi i denti o per cucinare, provoca diarrea, vomito, nausea pericolosi danni al fegato e ai reni. Riscaldando e utilizzando l’acqua per cucinare viene considerevolmente incrementata la concentrazione velenosa. La situazione può persino diventare più pericolosa di quanto non lo sia utilizzando acqua non riscaldata, cioè senza farla bollire. Va deplorato inoltre il fatto che la produzione mondiale di rifiuti cresca in maniera incontrollabile, in particolare negli stati industrializzati nei quali, da un lato vi sono sempre meno luoghi da adibire a discariche a cielo aperto, che comunque avvelenano e ammorbano l’ambiente diffondendo malattie, mentre dall’altro viene fatto troppo poco per riciclare in maniera utile i rifiuti di ogni tipo. Riciclare rifiuti in maniera corretta significa che tutto quello che viene ridotto in cenere, bruciato e decontaminato può in qualche modo essere reso utile è riadoperato, mentre tutto quello che è riutilizzabile e che è stato riciclato e risistemato va avviato a nuove produzioni. Invece da una parte si deturpa l’ambiente a causa della crescente immensa quantità mondiale di rifiuti in quanto vi sono cittadini irresponsabili che semplicemente gettano tali rifiuti nei campi, nei corsi e nei bacini d’acqua, nei mari e nelle foreste mettendo così a repentaglio la natura, la fauna e la flora e addirittura l’intero ecosistema. Dall’altra parte vi sono inoltre le autorità e i governi assieme alle ditte di smaltimento rifiuti che si comportano in maniera criminale e irresponsabile proprio nello ‹smaltimento dei rifiuti›, cioè spedendo via nave montagne di rifiuti nei paesi poveri, ma anche nei paesi emergenti ed in quelli in via di sviluppo che si trovano a dover gestire una grande quantità di rifiuti senza essere in grado di farlo. La realtà è che in questi paesi viene raccolta solo una minima parte dei rifiuti importati, mentre il resto viene lasciato semplicemente per le strade, nei campi e sui terreni, nei bacini idrici del posto o gettato in mare così da inquinare ed avvelenare tutto l’ambiente. Particolarmente problematica si presenta la questione dei rifiuti plastici e sintetici poiché, a seconda della loro tipologia, richiedono un tempo che va dai 100 ai 700 anni per dissolversi del tutto. Questi tipi di rifiuti, in particolare, si ammassano nei bacini e nei mari formando già oggi - a seconda delle correnti - veri e propri tappeti che si estendono per svariati chilometri quadrati. Ma non è tutto. Con il passare del tempo e a causa del moto ondoso nei mari e in combinazione con la luce ultravioletta del Sole, i rifiuti plastici e sintetici si polverizzano entrando da un lato nella catena alimentare dei pesci e di tutte le creature marine, dall’altro prendendo posto anche in quella dell’uomo che si ciba di pesce e di altre creature marine. Va detto inoltre che l’inquinamento ambientale di ogni tipo non solo avanza incessantemente nelle zone morte degli specchi d’acqua, sulla terra e nei mari, ma procede anche con l’avvelenamento e la distruzione di aree protette fertili di estrema importanza per la biodiversità.

Queste zone morte – createsi a causa dell’inquinamento e della sovrafertilizzazione di aree agricole a mezzo di nitrati, fosfati e via dicendo - ricoprono oggi un’estensione di 3200 chilometri quadrati; unitamente al fatto che tali fertilizzanti vengono sversati nei ruscelli, fiumi, laghi e mari arrecando danni incalcolabili come il formarsi di giganteschi tappeti di alghe a causa dei quali gli animali e le piante acquatiche soffrono e addirittura muoiono. Le piante morte in acqua, così come gli animali marini e via dicendo, decomponendosi richiedono batteri, che solo per restare in vita, necessitano di talmente tanto ossigeno da non lasciarne più alle altre creature e piante acquatiche. Questo implica che né pesci, né granchi, né cozze e nemmeno altri animali acquatici sono più in grado di sopravvivere, tantomeno le piante acquatiche – ad esclusione di determinate alghe distruttive. Ma va anche aggiunto che queste zone morte si formano in particolare durante le stagioni calde cioè in primavera, in estate e in autunno poiché, di norma in tali stagioni le acque non vengono agitate da burrasche, cosa che normalmente contribuisce ad arricchire l’acqua con molto più ossigeno di quanto non avvenga nei periodi calmi.

Accanto al catastrofico inquinamento e alla distruzione ambientale ad opera dell’umanità terrestre e ad opera di tutte le macchinazioni irresponsabili perpetrate a causa delle degenerazioni della sovrappopolazione, la Terra e tutta la vita viene messa in pericolo dal mutamento climatico e, basta da sé questo fattore a rendere alquanto tetro il futuro dell’umanità. E come già detto, la colpa è dell’umanità terrestre, perché a causa delle emissioni di biossido di carbonio, le emissioni di CO2 si sono impennate in maniera smisurata, provocato da macchine industriali di ogni sorta, attività forestali, da vari mestieri, da impianti di riscaldamento, dalle industrie, da centrali elettriche a carbone e altri combustibili, dall’agricoltura e da miliardi di case private, dal traffico automobilistico, dal traffico ferroviario a gasolio, dal traffico aereo e marittimo ed infine dall’insensato e irresponsabile sport motoristico, attività che crea emissioni ricche di gas di scarico. Tutto questo, assieme ad altro, è ciò che ha provocato il mutamento climatico mettendo in pericolo la natura, la fauna, la flora e la salute delle persone. E la realtà è che queste emissioni di CO2 prese in relazione all’incremento demografico del pianeta continuano ad aumentare incessantemente molto più di quanto non affermino pronostici errati fatti da sapientoni specializzati poiché, nei loro calcoli sconclusionati, questi non considerano la crescita costante della sovrappopolazione stimabile in circa 100 milioni di individui ogni anno. A causa di tutto questo non vengono nemmeno proposte contromisure radicali adatte alla situazione reale che, solo ed unicamente, vanno basate su una riduzione della crescita della popolazione vale a dire tramite una regolamentazione mondiale efficace delle nascite controllata dallo stato. E dato che ciò non avviene, aumenteranno drasticamente anche le emissioni di CO2 sino a raddoppiare nel giro di 15 anni, in virtù di cui si intensificherà la frequenza delle catastrofi naturali legate al clima arrecando distruzioni mostruose tanto alla natura quanto a tutte le conquiste umane. E diverrà inevitabile la perdita di innumerevoli vite umane. Sarà altrettanto inevitabile – come detto – che le emissioni di biossido di carbonio prenderanno il sopravvento per il fatto che il crescente consumo di energia raggiungerà quote incalcolabili. E questo dipende dalla crescita demografica: sempre più persone che richiedono sempre più energia. Questo naturalmente non succederà solo negli stati industrializzati ma anche nei paesi emergenti sovrappopolati all’inverosimile, come la Cina e l’India che da soli contano una popolazione di circa tre miliardi di abitanti. E se si tiene conto anche del fabbisogno energetico industriale di questi paesi, ne risultano cifre da capogiro.

Per quanto concerne le emissioni delle centrali elettriche alimentate a carbone e petrolio, velenose e dannose per il clima, come anche la produzione di alluminio, vetro, acciaio, cemento ecc., non ci sono più giustificazioni, come non ve ne sono neanche più per la produzione di tutti i beni necessari all’intera umanità. Anche in questo caso vengono prodotte emissioni di anidride carbonica in quantità mostruose, e non solo nei paesi emergenti ma anche negli stati industrializzati, perché la sovrappopolazione cresce in modo incontrollato ed incessante sia nei paesi più poveri, sia in quelli più ricchi e insieme ad essa si impennano anche i consumi. Considerando poi tutti quei paesi emergenti e quelli in via di sviluppo, si nota come questi abbiano un grande bisogno di rimonta nei confronti dei paesi industrializzati, perché non vogliono assolutamente rimanere indietro nello sviluppo rispetto ai paesi ricchi; di conseguenza questi giustificano le loro crescenti spese consumistiche, proprio perché vogliono arrivare allo stesso standard di vita dei paesi ricchi industrializzati. Quindi in futuro anche le auto private incrementeranno sempre di più le emissioni di CO2, come anche l’inquinamento dell’ambiente e la distruzione della fauna e della flora, sempre in rapporto alla crescente sovrappopolazione.

Perciò nei tempi a venire aumenterà drasticamente l’emissione di CO2 in base alla continua e dilagante sovrappopolazione. Siccome i mari del pianeta sono ormai saturi di CO2, questi ne assorbiranno sempre meno. Allo stato attuale di ogni tonnellata di CO2 rilasciata dall’umanità più o meno la metà entra ancora nell’atmosfera, mentre il resto viene assorbito dai mari. Tutte le acque, cioè quelle dei mari e della terraferma sono ormai talmente sature di CO2 disciolta che riescono ad assorbirne sempre meno; ciò significa che l’atmosfera ne sarà sempre più pregna e sovraccarica diventando nociva per la salute di tutte le forme di vita. Il cambiamento climatico ne contribuisce a sua volta, in quanto le superfici delle acque e dei mari diventano sempre più calde e la circolazione dell’acqua viene rallentata, quindi sempre meno acqua di superficie scende in profondità. Ne consegue che l’anidride carbonica non viene più trasportata nelle profondità marine e le acque ricche di sostanze nutrienti non riescono più a risalire dalle profondità. Il fitoplancton riceve in tal modo meno nutrimento; ciò ha conseguenze molto negative sulla produzione di ossigeno dei mari e naturalmente anche sulla popolazione ittica e su tutti gli altri organismi viventi, per la cui catena alimentare il plankton riveste un’importanza fondamentale. Oltre all’anidride carbonica, l’umanità terrestre produce anche altri gas come ad esempio metano e gas esilaranti, che impregnano e avvelenano l’atmosfera e che contribuiscono naturalmente anche al riscaldamento terrestre. Ovviamente sono da menzionare anche gli aerosol, specialmente quelle minuscole particelle fuligginose che si accumulano nello strato atmosferico più basso (troposfera) compromettendo il clima. Anche una grossa parte dell’energia prodotta dall’essere umano ha, sotto forma di dispersione termica, un effetto molto nocivo sull’atmosfera e sul clima, perché solo una minima parte di questo calore si disperde nello spazio, mentre la maggior parte rimane nell’atmosfera in prossimità della Terra agendo in modo nocivo tutt’intorno e favorendo inoltre il rapido cambiamento climatico, il quale naturalmente non procede in maniera lenta e continuativa, ma a causa delle retroazioni si velocizza sempre di più. Il tutto crea tra l’altro temperature più elevate che, per esempio, fanno evaporare in Amazzonia in maniera ininterrotta più acqua di quanto evapori normalmente. Questo fattore porta naturalmente all’inevitabile sofferenza e all’inaridimento della foresta pluviale con la conseguenza che – e quindi non solo in seguito al disboscamento – viene rilasciata anidride carbonica a causa del disintegrarsi e del decomporsi degli alberi e delle piante seccate. Un’altra conseguenza è l’essicazione del terreno, degli alberi e delle piante. Ne consegue che, per fattori naturali o fattori provocati dagli uomini, possono scoppiare incendi che producono nuovamente enormi volumi di CO2. Viene in aggiunta accelerato l’aumento di CO2 a causa di un altro fattore: attraverso il riscaldamento climatico si scioglie in maniera estesa il permafrost nelle rocce di montagna così come quello nel terreno. Solamente nel permafrost del terreno vi sono immagazzinati più di 1,6 bilioni (NdT : 1 bilione = mille miliardi = 1012) di tonnellate di anidride carbonica. Sin dall’inizio dell’industrializzazione sono state rilasciate nell’atmosfera dall’umanità terrestre ‹appena› 110 miliardi tonnellate di CO2. Oltre alla CO2 del permafrost sono trattenute nel terreno anche enormi masse di gas metano il quale ha effetti ancora peggiori sul clima rispetto alla CO2 , sempre se si capisce che questo gas è circa 30 volte più dannoso dell’anidride carbonica. Ulteriore metano in enormi quantità è contenuto nei sedimenti ibernati sul fondo dei mari del pianeta , da dove viene liberato attraverso movimenti terrestri, il calore ecc. raggiungendo l’atmosfera. Se si arriva al punto che questo gas metano, a causa del riscaldamento dell’acqua marina, si scioglie, la temperatura media del pianeta subirà ulteriori drastici cambiamenti aumentando dai 7 agli 8 gradi centigradi. Ma questo non è tutto, poiché enormi quantità di metano vengono prodotte anche da milioni di animali da allevamento come mucche, bovini maiali, volatili, ecc. che vengono usati come carne da macello per nutrire l’umanità e i suoi animali domestici e, a causa della crescente domanda di carne, il numero degli animali da allevamento è destinato a crescere. Se dall’umanità terrestre, senza animali domestici, vengono consumate attualmente circa 360 milioni di tonnellate di carne all’anno, entro il 2050 bisogna calcolare con circa 530 milioni di tonnellate.

È un dato di fatto incontestabile che l’emissione di anidride carbonica, a causa della velocissima crescita della sovrappopolazione, aumenta inesorabilmente per vari motivi legati appunto alla sovrappopolazione: incrementato uso di tutti i veicoli motorizzati come automobili, navi, aerei e altri mezzi di trasporto. Anche il crescente utilizzo di macchine da lavoro di ogni tipo oltre agli innumerevoli veicoli sportivi a motore creano enormi quantità di anidride carbonica, mentre per la produzione di carne, masse di milioni di animali emettono gigantesche quantità di metano. E questo non succede solo oggigiorno ma succederà anche in futuro. In effetti, tutto questo avviene già da molti decenni, cioè da quando è iniziata l’inarrestabile e crescente sovrappopolazione con le sue degenerazioni e macchinazioni criminali che sono connessi a molti fattori come: la chimica, l’irresponsabile sfruttamento ed avvelenamento a danno di molte acque, le guerre, l’abuso delle risorse di ogni genere, lo sviluppo tecnologico e infine l’avvelenamento e la distruzione dell’ambiente e anche la distruzione della natura e della sua fauna e flora. Come inevitabile conseguenza di tutte queste cose - se ne contano a migliaia e non possono essere menzionate tutte - è stato compromesso in modo spaventoso anche il clima per mano di macchinazioni degenerate, criminali e perfino delittuose, causate inevitabilmente dalla sovrappopolazione; cosicché il cambiamento climatico in atto in tutto il mondo può ora arrecare solo catastrofi naturali su ulteriori catastrofi. Per questo motivo nella natura, nella fauna e nella flora avvengono giganteschi cambiamenti che alterano l’intero sistema ecologico generando distruzioni e stermini di proporzioni inimmaginabili. Anche nell’esistenza umana stessa si manifestano effetti catastrofici in misura crescente, specialmente sotto forma di disoccupazione in continuo aumento, odio verso i richiedenti di asilo, lo straniero, il prossimo, il vicino di casa e le religioni ma anche sotto forma di carenza energetica, flussi migratori, carestie, malattie ed epidemie nuove, mancanza di spazio e di acqua e infine aumento della criminalità organizzata e della delinquenza. Tra gli esseri umani aumenta sempre più l’indifferenza, la povertà e la miseria, così come si intensificano l’inimicizia e invidia, mentre sono sempre più rari: rispetto, attenzione, dignità e valore nei confronti della vita umana. Quindi sempre più persone si suicidano per insofferenza verso la vita e per vigliaccheria, come sempre più individui vengono continuamente tormentati o ammazzati per paura, gelosia e odio, per brama di potere e di denaro e per litigi, ma anche per eccessi, degenerazioni psicopatiche e paranoiche. Alla stessa maniera aumenteranno anche i drammi, le tragedie mortali in famiglia e i suicidi come anche la recrudescenza criminale da parte di psicopatici-paranoici fuori di testa, di soggetti che odiano, cercano vendetta, vogliono dominare e altri elementi settari e colpevoli. Tutto degenererà ancora al tal punto che si verificheranno sempre più omicidi di massa procurando moltissime sofferenze agli esseri umani. Come se ciò non bastasse, in futuro si registreranno sempre più liti, uccisioni, guerre, atti terroristici e guerre civili ad opera dei militari e potenti capi di stato, delle organizzazioni terroristiche di diversi colori come lo Stato islamico che è un organismo paragonabile ad un’idra che estende continuamente le sue nuove propaggini in diversi stati e contro cui i responsabili militari e quelli governativi si muovono solo in modo insufficiente e fiacco. Quando viene combattuto ed annientato uno dei gruppi, al suo posto si formano, come con l’Idra di Lerna, due nuove propaggini assassine che imperversano, uccidono e distruggono nel peggiore dei modi. Da menzionare sono però anche le guerre e gli atti terroristici scatenati da dittatori bramosi di potere, da politici e fanatici, da religiosi e settari ma anche a causa della carenza di medicinali, di alimentari e di acqua. Anche il maligno odio razziale di ogni sorta imperverserà e aumenterà sempre più, caldeggiato dalla continua ed imperversante situazione dei rifugiati provenienti da vari paesi dittatoriali e misantropi. Terrorismo e guerre razziste, scatenati da gruppi razzisti ostili e pieni di odio e da organizzazioni razziste, vanno sempre più temuti per la loro potenza ed estensione, di quanto non si verifichino ancora attualmente nell’anno 2015. Si tratterà di gruppi privati, così come di nuove organizzazioni con orientamenti analoghi, come per esempio quelli neonazisti di Aryan Brotherhood , di Aryan Nation ed altri che esistono dal XX secolo in Europa, in Russia, negli USA e in diversi altri paesi. Questi agiscono e imperversano in modo malvagio e perfino assassino come il Ku-Klux-Klan, il quale già dal XIX secolo si è reso responsabile di innumerevoli omicidi di matrice razzista negli Stati Uniti. Anche le distruzioni relative alle conquiste umane saranno in futuro sempre più frequenti a causa della degenerazione, della malvagità e dell’ intenzionalità degli esseri umani stessi, come lo saranno anche a causa delle crescenti catastrofi naturali. Anche l’odio, la gelosia, l’indifferenza e l’assenza di relazioni si diffonderanno sempre di più tra gli esseri umani e il valore della vita umana verrà sempre più disprezzato, quindi le vite verranno sempre più afflitte in maniera malvagia, degenerata e intenzionale ed eliminate senza scrupoli. Anche l’avidità, i vizi e le smanie di ogni genere diverranno sempre più frequenti, come lo saranno pure gli omicidi perfino in famiglia, nelle scuole e in vari gruppi. Settarismi religiosi fanatici e degenerazioni psicopatiche-paranoiche assumeranno in questo contesto forme fondamentali, come succederà anche per i disturbi a livello dei pensieri, dei sentimenti e della psiche, per il fattore lavaggio del cervello e per la lontananza dalla realtà e l’assenza di scrupoli. Ebbene, è una realtà inconfutabile - anche se ciò viene ancora oggi contestato da saccenti folli, da ‹esperti› e ‹scienziati› irresponsabili pagati dalle multinazionali senza scrupoli - che le emissioni di anidride carbonica del passato e quelle ancora in fortissimo aumento sono responsabili dell’aumento della temperatura mondiale, che potrebbe toccare, a seconda, un incremento dai 6 agli 8 gradi entro il 2100. La realtà è che ogni grado di aumento della temperatura atmosferica intensifica la frequenza dei cicloni tropicali fino a circa 35%. Ma questo non è tutto, perché anche l’Artide e l’Antartide sono interessate dall’aumento della temperatura, di conseguenza lo spessore degli strati ghiacciati si assottiglia ed il ghiaccio sciogliendosi arretra. Questo vale anche per tutti i ghiacciai dell’intero pianeta. Se il riscaldamento climatico prosegue di questo passo - a causa delle degenerazioni che riguardano tutti gli aspetti e si manifestano come conseguenza della sovrappopolazione -, allora l’Artide d’estate potrebbe essere priva di ghiaccio già fra 25 anni. Considerando poi il fatto che la superficie di ghiaccio dell’Artide, una volta pari a 7 milioni di chilometri quadrati e oggi ridottasi a soli 3, offre complessivamente un quadro futuristico cupo, che indica come in questo modo il riscaldamento terrestre continua a salire ancora di più, perché la realtà è che più piccola è la superficie di ghiaccio, meno raggi solari vengono riflessi.

Un ulteriore fattore del mutamento del clima e dello scioglimento dei ghiacciai risulta nell’innalzamento del livello dei mari il cui incremento ammonta a 4,5 mm annui. Quindi è facile calcolare che entro il 2100 tale innalzamento dovrà essere misurato oramai in metri. In base ai calcoli, il contributo all’innalzamento del livello dei mari dovrebbe essere ascritto per un 45% allo scioglimento dei ghiacci continentali, mentre il restante 55% si presume sia imputabile all’incremento termico e alla conseguente espansione dei volumi dei mari. A proposito dei mari c’è da dire anche che i paesi costieri del mare del Nord dovranno prepararsi a mareggiate molto più forti, poiché entro la fine del XXI secolo il livello del mare lì sarà cresciuto di circa 1 metro e mezzo rispetto ad oggi. Solo l’innalzamento del livello del mare di 55-60 cm distruggerà preziosi spazi vitali come prati lungo i fiumi, zone acquatiche basse e pascoli salati. Con l’innalzamento di un metro del mare del Nord e del mar Baltico, verranno sommersi circa 15000 chilometri quadrati di costa e di entroterra; molti di questi territori si trovano già sotto il livello del mare e attualmente sono abitati e coltivati da circa 4 milioni di abitanti. L’Europa si trova inoltre davanti ad un altro scenario minaccioso: con il riscaldamento dell’atmosfera potrebbe verificarsi un tracollo della corrente del golfo e una nuova era glaciale potrebbe incombere sull’Europa, cosa che per ora non deve essere presa come probabile ma della quale bisogna tenerne conto.

Il cambiamento climatico provoca anche sul pianeta stesso continui cambiamenti geologici sempre più frequenti e più potenti come smottamenti di montagne e terreni e valanghe a causa dello scioglimento del permafrost e di violenti piogge. Sulla superficie terrestre e sul fondo dei mari si formano delle fenditure nel mantello terrestre e di conseguenza si verificano degli spostamenti del mantello stesso. Oltre a ciò uragani e tsunami sempre più violenti e primordiali colpiscono la Terra, arrecando distruzioni catastrofiche alla natura e alle costruzioni di ogni genere, che costeranno migliaia e migliaia di vite umane. Le antiche leggi della natura verranno sconvolte e muteranno drasticamente sotto nuove forme, portando nuovi mutamenti geologici e naturali a cui l’umanità dovrà per forza adattarsi, pena la propria estinzione. Tutto questo adattamento significa inoltre che deve essere intrapreso uno stop delle nascite in tutto il mondo, a cui deve seguire naturalmente anche una regolamentazione globale delle nascite, affinché tutte le macchinazioni che distruggono la natura, la fauna e la flora e tutte quelle umane degenerate, cessino definitivamente in tutto il mondo.

Si prospetta però un altro scenario, cioè che l’incremento della temperatura globale entro il 2100 porterà con sé terribili siccità. Se continueranno tutte le distruzioni provocate dalle macchinazioni degenerate della sovrappopolazione, verrà danneggiata e distrutta fino al 75% la foresta pluviale dell’Amazzonia. Comunque è chiaro già da oggi che l’umanità terrestre, i suoi governi e tutti i responsabili non prenderanno alcun provvedimento per fermare la crescita della popolazione mondiale, come urgerebbe invece attraverso uno stop delle nascite mirato congiuntamente a un controllo mondiale delle nascite. La stessa cosa succederà nei confronti della distruzione del territorio in Amazzonia; nel migliore dei casi le distese delle foreste pluviali distrutte diventeranno savane d’erba e di cespugli o terre incolte. Ma non basta, perché anche l’Europa meridionale e il Sudovest degli Stati Uniti, il Sud-ovest dell’Asia, l’Africa-subsahariana, il Medio Oriente ed anche estese zone dell’Australia potrebbero essere in futuro soggetti a periodi di siccità che influenzeranno poi negativamente il clima regionale. Inevitabilmente aumenterebbero le distese tipo savane e a tal proposito verrà superato anche tutto quello che finora è a nostra conoscenza. Il fatto poi che questi nuovi periodi di siccità porteranno ovunque gigantesche perdite di raccolti, è un fatto ormai ineluttabile. Altrove aumenteranno anche i pericoli di gigantesche ed eccezionali inondazioni, come ad esempio nell’ovest del Sudamerica e ancora in Nuova Zelanda, nel nord dell’Australia e a est della Cina, mentre in regioni temperate dell’Europa settentrionale, in Canada e in Sudamerica, a causa del cambiamento climatico, nasceranno territori ad uso agricolo; questo porterà naturalmente anche ad avere raccolti più abbondanti. Ciò è collegato al fatto che diverse piante alimentari e selvatiche crescono molto più velocemente e meglio in presenza di un più alto tenore di CO2. Succederà però anche che diversi animali e uccelli non autoctoni assieme a molti animali marini e terrestri e provenienti da altri paesi si acclimateranno e si insedieranno; non solo perché sono stati importati a causa della globalizzazione criminale, ma anche in seguito ad una migrazione diretta dovuta al clima

Attualmente, come anche in futuro, il mutamento climatico arrecherà i danni e le distruzioni maggiori nei paesi poveri, anche se non verranno risparmiati gli stati industrializzati. Dal punto di vista generale e mondiale le ripercussioni, le catastrofi naturali e i danni del mutamento climatico, calcolati in franchi svizzeri, ammonteranno a migliaia di miliardi. Se solo si pensa che a causa dell’innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo, anche solo di mezzo metro, vengono minacciate 140 milioni di città costiere; facendo un calcolo approssimativo viene fuori che immense conquiste umane e beni patrimoniali saranno distrutti dalle acque e il valore dei danni anche in questo caso è da calcolare in migliaia di migliaia di miliardi di franchi svizzeri. Ma lo scenario che si prospetta potrebbe spingersi a tal punto che perfino interi stati potrebbero sparire dalla faccia della Terra, come ad esempio le 1200 isole delle Maldive, delle quali la più alta si trova ad appena 2,40 metri sopra al livello del mare che, se si innalza solo di mezzo metro,– e con buone probabilità sarà così - significa che gran parte delle isole diventerà inabitabile. C’è inoltre da dire che con il riscaldamento della Terra le acque marine si spingono sempre di più nell’entroterra inondando sia i terreni coltivati per la produzione alimentare, sia raggiungendo le acque freatiche che sono di importanza vitale per l’acqua potabile e per l’irrigazione dei campi.

Le vittime maggiori degli effetti del cambiamento climatico sono effettivamente, come già accennato, i paesi poveri e i loro abitanti, nonostante siano proprio loro ad aver contribuito solo in parte minore al riscaldamento complessivo della Terra, cosa che si manterrà così. E per quanto riguarda le risorse c’è da dire che in questi paesi esse vengono razziate dalle multinazionali degli stati industriali. Per cui gli abitanti di questi stati poveri non ne sono coinvolti e anche se lo fossero o sarebbero in minima parte, sempre che il loro paese disponga di risorse. Ma non è finita, perché solo il cambiamento climatico di per sé crea nei paesi poveri problemi che non potranno mai più essere risolti. Se a tal proposito si guarda alle siccità future, che inevitabilmente si presenteranno, c’è da dire che s’inaridiranno i magri campi che diventeranno definitivamente sterili e di conseguenza, come già menzionato, aumenteranno anche le carestie. A causa della siccità si esauriscono inoltre le fonti; gli abitanti, come anche la natura, la fauna e la flora saranno confrontati con una tale mancanza d’acqua che la morte tra la popolazione, ma anche nella fauna e nella flora dilagherà sempre di più. La siccità sarà una piaga anche per l’abbassamento del livello delle acque e naturalmente per il traffico navale, come anche per le centrali idroelettriche, perché oltre la metà dell’acqua in natura viene utilizzata per la produzione di energia, specialmente per quella delle centrali atomiche, le quali utilizzano le acque fluviali per il raffreddamento dei loro impianti. Se queste centrali non verranno disattivate in tempo per motivi ragionevoli, bisognerà farlo in futuro, quando per mancanza d’acqua non sarà più permesso che sprechino ulteriore acqua. Al contempo e in contrapposizione a ciò cresce il consumo energetico per gli impianti di climatizzazione, il fabbisogno quotidiano domestico e quello energetico nell’agricoltura e nell’industria, sempre rapportato alla sfrenata e continuamente crescente sovrappopolazione. Altra nota dolente sarà il gran caldo e la siccità del futuro che provocheranno in alcune zone regionali d’Europa una diminuzione dei raccolti, mentre in altri regioni l’agricoltura potrà contare su raccolti addirittura più abbondanti, in quanto verranno coltivate nuove specie di cereali che avranno bisogno di pochissima umidità e che saranno anche più resistenti al gran calore di quanto non lo siano le specie attuali. In alcune parti d’Europa il gran calore si presenterà sempre più di frequente superando i 40 gradi centigradi portando enormi problemi.

Per quanto riguarda i boschi, con l’aumento del riscaldamento climatico, ci sarà una moria di abeti rossi, perché questa specie necessita di un clima piuttosto fresco, per cui le specie arboree come aceri, faggi, querce unitamente ad altre specie arboree più resistenti al calore e alla siccità sostituiranno sempre di più le conifere settentrionali. Quindi sparirà gran parte degli alberi autoctoni a causa del cambiamento climatico e, come già detto, sempre più specie dell’Europa meridionale e di altre regioni della Terra prenderanno sempre più piede in Europa. Questo vale anche per: animali, insetti, uccelli, esseri viventi acquatici e diversi altri animali. In particolare d’ora in avanti si insedieranno e si stabiliranno definitivamente in Europa centrale e settentrionale quelle specie che finora erano solo ospiti primaverili, estivi e autunnali. Quindi va detto chiaramente che gli inverni in tutta Europa saranno in futuro molto più miti e più umidi di oggi. Di conseguenza calerà naturalmente ovunque anche il fabbisogno di riscaldamento e i tempi di gelo e di freddo diminuiranno. Ciononostante d’inverno ci saranno forti tempeste e piogge torrenziali; acque alte, frane e inondazioni arrecheranno sciagure e grandi distruzioni portando agli esseri umani molta sofferenza, miseria e povertà. Gelo e neve continueranno a diminuire notevolmente a causa del cambiamento climatico, arrivando presumibilmente fino alle zone al di sotto dei 900 metri. Questo graverà naturalmente sugli operatori degli impianti sportivi invernali, facendoli andare in bancarotta, perché sulle montagne non ci sarà più neve. Le piste sciistiche verranno in modo insensato portate avanti inizialmente ancora con la neve artificiale, cosa che richiede naturalmente enormi quantità di energia e di acqua, fino a quando anche queste non saranno più disponibili; infine gli impianti dovranno essere chiusi o vietati. Per quanto riguarda l’Europa centrale e l’Europa settentrionale le conseguenze del cambiamento climatico saranno relativamente modeste riguardo a catastrofi di siccità, che provocheranno invece giganteschi cambiamenti in quei paesi che ne verranno colpiti e in cui imperverserà anche una spaventosa carenza idrica. Ciononostante però anche l’intera Europa soffrirà di siccità e di mancanza d’acqua. Aumenteranno anche tempeste, temporali primordiali e gravi inondazioni scatenando catastrofi, grandi danni e distruzioni che costeranno tante vite umane. Naturalmente a lungo andare aumenterà anche lì la temperatura media annuale che fino all’anno 2100 bisognerà calcolare da 4 o addirittura a 7 gradi, a seconda di come si sviluppano la distruzione continua della natura, della fauna e della flora ed il cambiamento climatico riconducibili alla spaventosa, smisurata e degenerata crescita della sovrappopolazione. Sicuramente le estati in tutta Europa saranno più calde e più asciutte e le temperature estive raggiungeranno i 30 gradi anche all’ombra. Ciò significa che le persone che vivono nell’Europa centrale e nell’Europa del nord, non abituate a temperature così alte, andranno incontro a problematiche esistenziali, in quanto attraverso l’ozono e lo smog subiranno danni pericolosi ai bronchi e ai polmoni; aumenteranno sempre di più i morti a causa di colpi di calore o di infarti. In un futuro prossimo bisognerà far conto in Europa, a causa del riscaldamento climatico, con un aumento di mortalità fino al 6% per ogni grado di calore aumentato, perché appunto gli abitanti dell’Europa centrale e quelli del nord non sono abituati al gran caldo. Questo aumento della temperatura in tutta Europa, che va di pari passo con lo spostamento delle zone climatiche, porta con se anche nuove malattie ed epidemie, in special modo provenienti da paesi meridionali. Al primo posto c’è la malaria, seguita da altre malattie tropicali e da pesanti epidemie. Non saranno solo le estati future, ma anche i periodi primaverili e autunnali a chiedere agli abitanti europei il loro tributo in danni alla salute, come ad esempio le punture di zecche nel periodo primaverile che possono provocare la borreliosi (NdT : malattia di Lyme) e la meningite (meningoencefalite).

Anche il cancro della pelle mieterà vittime a causa della radiazione solare divenuta sempre più aggressiva, e questo non solo durante l’estate bensì anche in primavera e in autunno. In seguito ai cambiamenti climatici anche l’impiego di veleni chimici su cibi naturali provocherà dei mutamenti finora sconosciuti, a causa dei quali le persone si ammaleranno sempre di più e soffriranno di allergie e di dolori allo stomaco e all’intestino.

Osservando poi anche i ghiacciai va detto che la minaccia futura dello scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya sarà per più di un miliardo e mezzo di esseri umani una catastrofe, poiché la mancanza d’acqua mieterà vittime con terribili conseguenze. Solo in India, quando arrivano le grandi siccità, sarà un gigantesco problema portare avanti la magra agricoltura; ne verrà direttamente colpito il 65-75% della popolazione. Ma anche nel nord della Cina, come pure in altri paesi, i terreni s’inaridiranno e verranno lasciati in uno stato di abbandono; altrove le zone desertiche continueranno ad espandersi. Così siccità ma anche inondazioni distruttive, tempeste di ogni sorta e terremoti porteranno molti paesi africani, centroasiatici e sud-est asiatici verso un crollo degli stati. Come la situazione rifugiati si è estesa oggi ormai in tutto il mondo assumendo proporzioni enormi – come predetto già negli anni 50 e anche in seguito – le grandi migrazioni e le grandi fughe di popoli devono praticamente ancora incominciare. Se per gli stati che accolgono i rifugiati il numero annuale è attualmente ancora sostenibile, nel giro di 35-50 anni vi saranno dai 300 ai 350 milioni di persone che, a causa del cambiamento climatico e delle conseguenze catastrofiche così come per le ripercussioni di agitazioni e macchinazioni negative, difficili, politiche, militari, religiose e terroristiche, abbandoneranno la loro patria cercando un nuovo rifugio in paesi stranieri in tutto il mondo. Meta particolarmente ambita sarà l’Europa, come avviene già oggi. È il caso delle masse di profughi provenienti da tutto il mondo ma in special modo dall’Africa e dal mondo arabo che, con barconi fatiscenti e vecchi gommoni sbarcano sulle isole o sulla terraferma italiana e greca, se non si ribaltano prima, cadono in mare o vengono buttati fuori bordo dai trafficanti, annegando. I flussi migratori aumenteranno sempre di più già a partire da oggi, intensificandosi sempre più, estendendosi e diventando incontrollabili, non solo quelli provenienti dal continente africano ma anche dai Balcani, dai paesi dell’Est, da diversi stati sudamericani, dall’Asia e dal medio ed Estremo Oriente. Inoltre succederà, ed è già un fenomeno in corso ora, che i problemi incombenti di questi flussi migratori diverranno non più gestibili dalle autorità, dai politici, dalle organizzazioni umanitarie e dalle forze di sorveglianza e di sicurezza dei paesi in cui si riversano o nei quali immigrano. Ne consegue che verranno creati dei campi profughi riconvertendo case in demolizione, costruzioni militari, baracche, container, tendopoli e accampamenti selvaggi, in cui regnano condizioni igieniche insostenibili e miserevoli e si verificano malvage aggressioni e litigi con brutte conseguenze per questi profughi stipati all’inverosimile, tutti provenienti da stati diversi ed appartenenti a religioni, sette e strati sociali differenti tra loro. In questi luoghi dilagano inoltre criminalità, malattie, sangue e morte a cui contribuisce parecchio anche un insufficiente approvvigionamento di cibo e di acqua. Quindi anche nei campi profughi dopo poco tempo vi sarà penuria di cibo e di acqua, cosa che scatenerà tra gli stessi profughi gelosie, litigi e risse che creeranno feriti e, in certi casi, anche morti. Dilaga e aumenta sempre di più un vero caos profughi in varie forme. Per tutti gli organi di sicurezza governativi quali funzionari di sorveglianza, di controllo, di polizia e di dogana si prospettano circostanze insormontabili di controllo, di regolamentazioni e di sorveglianza unitamente ad altri problemi alle frontiere e negli stessi stati. Nei paesi che accolgono profughi dovuti ai continui flussi immigratori – quasi sempre profughi economici che in particolar modo vogliono entrare in Europa ma anche in altri stati - si creano inoltre problemi sempre più gravosi tra le popolazioni del paese e le loro autorità, tra governi, politici e partiti politici per opinioni e pareri contradditori e umanamente falsi, come pure tra favorevoli e contrari all’accoglienza o non accoglienza, vale a dire su: accettazione o rifiuto, trattamento, diritti e rimpatrio dei profughi che continuano ad aumentano sempre più.

Quello che ormai si è innescato oggi attraverso la situazione profughi, e che anche in futuro si espanderà inarrestabilmente, è la mescolanza della popolazione mondiale, che non potrà più essere arrestata per le cause avviate già oggi, vale a dire per i flussi migratori motivati da un falso umanismo. Quindi un’inarrestabile mescolanza di razze e di popoli della Terra sarà inevitabile, come sarà altrettanto inevitabile che si crei una nuova umanità di razze miste e un miscuglio di religioni con le loro sette, dalle quali nasceranno anche molte inimicizie e odio. La conseguenza del cambiamento climatico avrà nel suo complesso l’effetto di un danno planetario, poiché a causa del clima mutato aumenterà il numero degli stati indeboliti e fragili dai quali provengono i flussi migratori. Quindi l’altra conseguenza sarà ovviamente che in tutti i paesi che accolgono profughi si verranno a creare conflitti pesantissimi di ripartizione che supereranno ogni limite mettendo in secondo piano tutto quello che succede attualmente in Europa, in quanto la dittatura dell’UE impone agli stati membri le quote di profughi da accogliere.

Conclusione: urge far prevalere e adottare in maniera chiara e netta l’intelligenza e la ragionevolezza unitamente all’obbligo di tutte le nazioni del mondo di limitare in futuro drasticamente sia ogni sorta di emissione, sia lo sfruttamento delle risorse. Deve essere inoltre vietato e messo immediatamente al bando l’impiego della chimica nella natura, nella fauna e nella flora e bandito tutto l’inquinamento, l’avvelenamento e la distruzione dell’ambiente causati dalla chimica e delle sue scorie. Dev’essere inoltre fermata la rapidissima crescita della sovrappopolazione, introducendo e attuando in tutto il mondo tempestivamente una regolamentazione delle nascite controllata dallo Stato. Solo in questa maniera potrà essere ancora attenuata la grande tragedia che si sta delineando minacciosamente all’orizzonte dell’umanità terrestre e che già ora sta portando conseguenze malvage, negative, catastrofiche e distruttive in tutto il mondo.

Non è solo il sudiciume nell’aria a cambiare il clima, bensì gli effetti evidenti delle degenerazioni umane nei confronti della natura, della fauna, della flora ed anche del clima. Tutte le catastrofi naturali in atto sono un monito insistente per le conseguenze del cambiamento climatico: se non si fa rapidissimamente qualcosa per contrastarlo, la Terra sarà in fine non più in grado di soddisfare le più elementari necessità dell’umanità e di conseguenza non potrà più coprire la continua e crescente richiesta di energia, cibo e acqua. Se in quest’ambito non si agirà nel modo migliore, tutto sfocerà in una tragedia umana inevitabile e totale, scatenata da macchinazioni degenerate riconducibili alla sovrappopolazione. Per cui tutte le nazioni del mondo siano esortate ad approfittare ancora della piccola chance per evitare questa tragedia. Ciò presuppone in primissima linea che si giunga in tutto il mondo ad uno stop delle nascite controllato e all’introduzione di un controllo delle stesse, in modo che la sovrappopolazione possa venir arginata al più presto e la natura, la fauna e la flora ed anche il clima possano riprendersi da tutte le distruzioni derivate dalle macchinazioni degenerate della sovrappopolazione. Il tempo è ormai scaduto abbondantemente per varare ancora convenzioni internazionali fiacche, idiote, inutili ed inservibili per la protezione del clima. Ora sono richieste: comprensione e ragionevolezza, azioni decise, drastiche, chiare, utili e preziose per scongiurare ancora all’ultimo la minaccia di una futura tragedia umana terrestre.

Appendice: superficie della Svizzera:

Se si calcolano tutte le superfici delle montagne e delle colline, la superficie totale del territorio svizzero supera gli 80 000 km2. La superficie della Svizzera, così si imparava / o si impara a scuola, dovrebbe essere pari a 41285 km2. Ciò è sbagliato se viene calcolata la semplice superficie territoriale senza le superfici di tutte le montagne e di tutte le colline. Se viene calcolata la superficie totale, e quindi anche le superfici delle pareti ripide, rocce, pendii ecc. delle montagne, la Svizzera misura almeno il doppio, ovvero oltre 80000 km2. Lo confermano anche le più recenti misurazioni e calcoli con modelli e computer veloci tipo ‹swisstopo› che hanno rimisurato la reale superficie della Svizzera in ogni suo dettaglio per il MTW (Menschen Technik Wissenschaft). I 41285 km2 sarebbero corretti solamente se tutte le montagne e le colline della Svizzera fossero completamente piatte.

 

Billy
SSSC, 21 luglio 2015, ore 22.39

 

 

Traduzione:Davide Turla (prima parte) e Irma Ausserhofer (seconda parte)
Controllo:Irma Ausserhofer (prima parte) e Davide Turla (seconda parte)